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Trenzano (BS): Lettera di saluto agli assistiti di un Medico di Famiglia

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Lettera di saluto agli assistiti di un Medico di Famiglia

Carissimi,

ho cominciato a frequentare Trenzano sin dal lontano 1979, quando cominciai come Medico di Guardia all’ospedale di Rovato. Venivo in paese di sera e di notte, le domeniche e nei giorni festivi a prestare la mia opera di giovane medico. Poi nel gennaio del 1983 fui chiamato a sostituire l’indimenticabile Collega dr. Nereo Omero, del quale ancora molti di voi conservano memoria con gratitudine e cui anche io rivolgo un affettuoso pensiero.

Sono arrivato a Trenzano che ero un ragazzotto di trent’anni e mi ritrovo adesso alla soglia dei settanta, senza essermi quasi neanche accorto che sono volate quattro decine di anni laboriosi, carichi di affetti, di avvenimenti, lutti, feste e tutto ciò di cui la vita umana è intessuta.

Con piacere sono venuto ad abitare in paese e con giovanile entusiasmo ho acquistato la Vecchia Stazione che versava in stato di abbandono e l’ho fatta rivivere a nuova vita, preservandone caratteristiche architettoniche e connotazioni ambientali; e facendola diventare la casa della mia famiglia. Qui ho cresciuto i miei figli ed ho intrattenuto la mia vita di relazione con Parenti, Amici eColleghi che hanno frequentato e tuttora frequentano “la Stazione”, come confidenzialmente viene chiamata casa mia.

In questi anni nella mia vita non tutto è stato rose e fiori: sorella Morte mi ha semprealeggiato intorno in modo pesante, costellando di lutti la mia sventurata famiglia. Tuttavia stringendo i denti e col conforto del lavoro ho tirato avanti positivamente, come meglio ho potuto.

In tanti decenni di vita a Trenzano mi sono visto passare svariate figure di Sindaci, Parroci, Marescialli dei Carabinieri, Direttori della Posta, Postini, tra cui l’indimenticabile amico Sergio Pighetti, animo generoso, poco capito in vita ed oggi non ancora degnamente ricordato! Ma soprattutto in questi lunghi 37 anni ho curato bambini e ragazzi che oggi sono diventati padri di famiglia e che, a loro volta, oggi mi affidano la cura anche dei loro figli. Non nascondo che questo gratifica il mio cuore e mi intenerisce al pensiero degli anni che sono volati, anche se mi carica dinuove maggiori responsabilità. Un grazie rivolgo ai tanti miei assistiti che abitano nei paesi delcircondario, che pur potendo scegliere un Medico nel comune dove hanno la residenza, hanno continuato a mantenere me, come loro curante, nonostante il disagio che comportava per loro il venire in ambulatorio per farsi visitare, manifestandomi stima ed affetto. Anche agli assistiti extracomunitari sono grato perché mi hanno dato la custodia della loro salute con fiducia, affidandosi serenamente, nonostante qualche inevitabile difficoltà linguistica.

Ho vissuto le sofferenze, le ansie, le angosce, le paure, i lutti di centinaia e centinaia di persone e delle loro famiglie. Sono stato loro vicino nel dolore con il conforto, ma anche nelle loro gioie e gratificazioni che la vita offre ad ognuno di noi. Di tutti e di tutto serbo un vivo ricordo ne mio animo, che nessuno cancellerà. Ricordi che mi hanno arricchito e fatto crescere come uomo e come professionista. Sento di dover ringraziare tutti, perché da tutti ho imparato sempre qualcosa.

Ricorderò sempre una simpatica signora anziana che una mattina in ambulatorio mi ha detto: “Si ricordi, dottore, che ogni balurdù el gha la sò diusiù”. Non l’ho più dimenticato, anzi ho cercato di farne tesoro di questa solenne lezione di umanità ed ho cercato valorizzare il carisma, la favilla di luce, che ogni essere umano possiede. Poiché anche la persona che sembra più insignificante ha sempre una scintilla di luce da regalarci. Nel mio lavoro giornaliero, mi sono sforzato soprattutto di saperla cercare ed ascoltare. Spero di esserci riuscito, il più possibile.

Le rare volte che mi capita di fare una visita solitaria al “nostro” cimitero, incontro ormai centinaia di persone che ho visto vivere e morire: di ognuno di loro conservo vivida in me tutta la parabola della loro di vita ed il percorso finale che li ha condotti alla inesorabile conclusione: la morte. Che noi medici spesso viviamo con disagio e come senso di sconfitta, di cui stentiamo a darci pace. Fa parte, forse, del delirio di onnipotenza di cui la Scienza è affetta e che ci spinge ad operare, sempre e comunque.

Ho vissuto tanti momenti di gratificazione professionale, ma anche episodi di inevitabili malintesi con qualcuno (dei quali porto sempre dentro il mio animo il dispiacere di un mancato chiarimento). Un medico non respinge le critiche. Anzi, se fatte con garbo e buona creanza, le accoglie perché aiutano a migliorare e migliorarsi, come professionista e come persona. Quello che ferisce e addolora è l’abbandono senza una spiegazione civile e plausibile.

Un saluto ed un grazie rivolgo anche ai miei due Colleghi di studio, dr. Rinaldi e dr. Redigonda, con i quali ho condiviso decenni di collaborazione leale e proficua.

Giunto al traguardo dei 68 anni, festeggiati i 40 anni di laurea e compiuti i 37 anni di servizio a Trenzano (era il 20 gennaio 1983, quando cominciai !) ho capito che è arrivato per me il momento di dedicarmi ad altro e lasciare il posto a un Collega più giovane, carico di energie giovanili, fresco di studi e pieno di entusiasmo per la nostra nobile Professione, che richiede animo sereno e concentrazione verso la sofferenza di chi è (o di chi si sente!) ammalato.

Adesso desidero vivere qualche anno serenamente, senza lo stress dell’impegno giornaliero, dedicando più tempo a me stesso, alla mia famiglia, ai miei due figli, alle mie amate letture, e a qualche viaggio con mia moglie Sonia. Pertanto ho deciso di dare le dimissioni prima dei 70 anni, verso i quali avevo sempre pensato di arrivare come traguardo professionale del mio essere Medico.

Lascio con dispiacere i miei assistiti, ma con animo sereno di aver fatto per loro sempre tutto quello che era nelle mie possibilità, consapevole anche di aver commesso in buona fede qualche errore. Che è inevitabile nella vita umana. Medico comunque lo resterò per tutto il tempo che mi rimane da vivere e, da medico, cercherò sempre di rendermi utile a chi avrà bisogno di un mio parere o di un mio consiglio o di un semplice conforto. Senza voler intralciare il servizio attivo effettivo che sarà assunto da un nuovo Collega, al quale auguro ogni successo umano e professionale e con il quale, sono sicuro, riuscirete ancora ad instaurare serenamente quell’indispensabile rapporto di fiducia tra medico e paziente.

Di ognuno di voi conservo e mi porto il ricordo nel cuore, il bagaglio di sentimenti, di dolori, di ansie e sofferenze, di angosce, di lutti e di distacchi che ho condiviso con voi e con le vostre famiglie. Ad ognuno di voi auguro ogni bene, materiale e spirituale ed una vita erena, fatta di affetti semplici ma genuini e sinceri.

Dr. Carmelo TOSCANO

Medico in Trenzano dal 20 gennaio 1983 al 31 gennaio 2020

 

// Carmelo TOSCANO/ Redazione Lombardia

 

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