Torre Annunziata, pizzo ad imprenditori e commercianti: condannati estorsori del clan Gionta
T
orre Annunziata, otto esattori del clan Gionta sono stati condannati per le accuse di associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, estorsione e detenzione e porto illecito di armi, tutti aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose.
Si tratta di P. Izzo, 41 anni, con una condanna a 20 anni di reclusione. A Palumbo, 35 anni, figlio di Angelo “pizzicanterra”, condannato a 4 anni e mezzo; P. Teano, 49 anni, condannato a 4 anni e 5 mesi; S. Buonocore, 21 anni, condannato a 8 anni e 2 mesi; stessa pena per Salvatore Bevilacqua, 35 anni; G. Gallo, 36 anni, condannato a 15 anni di reclusione; S. Teano, 47 anni, e altri 7 anni e 4 mesi di condanna; G. Acampora, 50 anni, 8 anni di pena da scontare. Questi gli esattori del clan Gionta, che aveva chiesto il pizzo Pizzo di Natale a commercianti, imprenditori, agenzie funebri e addirittura ai narcotrafficanti.
Le indagini condotte dai carabinieri e coordinate dalla Dda partenopea, sono partite nel febbraio 2015 a seguito del tentato omicidio di G. Leo: Leo si era ribellato al pagamento di una tangente richiesta come regalo di Natale per i carcerati, di conseguenza doveva essere ucciso dal clan come esempio per chi avesse intenzione di disubbidire agli ordini. Da qui le indagini hanno portato ad Izzo e a questa costola del clan Gionta.
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