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Castellammare di Stabia

Torino, una mostra dedicata al genio di Sandy Skoglund

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TORINO – Dal 24 gennaio al 23 marzo 2019  apre al pubblico negli spazi di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, a Torino, la mostra “Sandy Skoglund. Visioni Ibride dedicata all’artista statunitense Sandy Skoglund (1946), curata da Germano Celant.

R

ealizzata con la collaborazione della Galleria Paci contemporary di Brescia, la mostra è accompagnata da un volume monografico edito da Silvana Editoriale, curato da Germano Celant, in cui si ricostruisce l’intero percorso dell’artista.

LA MOSTRA

La mostra riunisce lavori che vanno dagli esordi nei primi anni Settanta fino ad arrivare all’ancora inedita opera di WInter alla quale lavorò per circa dieci anni. Proprio quest0opera inedita sarà il fulcro dell’esposizione: una spettacolare anteprima mondiale che conferma una volta di più l’unicità della sua ricerca e del suo linguaggio, formatisi in pieno clima concettuale per evolversi in un immaginario sospeso tra sogno e realtà, di straordinaria potenza evocativa.

IL PERCORSO ESPOSITIVO

Oltre trenta lavori, quasi tutti di grande formato arricchiscono il percorso espositivo. Si va dalle prime serie fotografiche prodotte a metà anni Settanta, dove già emergono i temi caratteristici della sua trasformazione in luogo di apparizioni tra comico e inquietante, fino alle grandi composizioni dei primi anni Ottanta, che hanno dato all’artista fama internazionale. In particolare, si ricordano le visionarie “Radioactive cats” del 1980 e “Revenge of the goldfish” del 1981, autentiche icone del periodo, rivisitazioni surreali e stranianti di ambienti famigliari dai colori improbabili, invasi da gatti verdi e pesci volanti.

LA POETICA

Le immagini di Skoglund nascono – sempre – dalla costruzione di un set, estremamente complesso, che l’artista poi fotografa: un procedimento che ben spiega la rarefatta produzione dell’artista e la peculiarità della suo percorso visuale, che è al tempo stesso scultoreo e fotografico. Elementi, tutti, che si ritrovano nella mostra torinese, dove alcune sculture rimandano alle fotografie e viceversa.


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