L’ignoranza spesso alberga dove la cultura cerca di diramarsi, è il caso che sta scoppiando in queste ore sul web in merito ai beni del Museo Egizio a Torino.
P
er spiegare quello che succede dobbiamo andare indietro di un annetto, quando tra le città di Catania e Torino fu stipulato un accordo secondo cui 300 pezzi del museo egizio della città piemontese, sarebbero stati ospitati nella città siciliana. I mesi sono passati, l’accordo si è sempre più consolidato scatenando però il dissenso di alcuni individui. Così infuriati contro il popolo Siciliano uno di questi deve ver pensato che creare un manifesto che pubblicizzasse una raccolta firme contro tale accordo sia cosa buona e giusta. Tale individuo deve aver dimenticato che la cultura non è possessione, che le opere non sono torinesi, ma egiziane. A Catania andranno solamente 300 opere egiziane, non torinesi, che occupano da anni i sotterranei dei musei. Lo stesso individuo avrà pensato che forse è meglio che le suddette opere stiano meglio a prendere polvere in un deposito sotterraneo piuttosto che essere ammirate da più persone. Sulla petizione si parla di congiura tra il Ministero dei beni culturali e il comune di Catania, dimenticando però gli innumerevoli articoli che sono stati scritti nell’arco di questi mesi che hanno informato i cittadini a livello nazionale.
Il manifesto parla di collezioni che le generazioni future non potranno più vedere, credo che abbiano però dimenticato che quei reperti non vanno sulla luna o polverizzati dalle mani siciliane.
In questa petizione si legge solo una lotta contro il sud, contro la diffusione della cultura e contro il diritto di poter ospitare opere che altrimenti rimarrebbero chiuse in umidi scantinati.
a cura di Dionisia Pizzo
Dionisia Pizzo/Opinione
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