S
empre generosa e brillante la città di Milano. Ogni anno, per le festività natalizie, offre ai cittadini, milanesi e non, la mostra gratuita di una grande opera di un artista famoso. Negli anni passati sono sfilate opere di artisti del calibro di Leonardo, Raffaello, Rubens ricevute in prestito da Musei e Fondazioni varie. Quest’anno è la volta del Tiziano, ospitato a Palazzo Marino con la sua celeberrima Pala Gozzi, prestata dalla Pinacoteca di Ancona.
Il prestito è un’operazione culturale molto fruttuosa vicendevolmente: per Milano che ospita ed offre un’opportunità ai milanesi e per Ancona che presta perché approfitta della “vetrina” milanese per ricevere visibilità e promozione al suo patrimonio artistico, che, specie dopo i disastrosi terremoti del Centro Italia, necessita di cure e restauri particolari.
La mostra, inaugurata il 5 dicembre scorso, resterà aperta fino al 14 gennaio. L’allestimento in Sala Alessi di palazzo Marino è molto suggestivo. Il curatore, l’architetto Corrado Anselmi, ha studiato un percorso in penombra che conduce il visitatore a trovarsi di colpo ad osservare ed ammirare il retro del capolavoro, potendo osservare le tavole di noce e le commessure a coda di rondine con le quali sono assemblate. Su queste tavole si conservano intatti schizzi e disegni a matita dello stesso Tiziano. Colpiscono per la loro immediata bellezza, che svela una mano di artista consumato, nonostante avesse appena 30 anni il “nostro” quando dipinse l’opera. La visita si svolge a gruppi di una ventina di visitatori per volta e si è accompagnati da una guida, che illustra i contenuti storico-artistici in modo sobrio e puntuale.
Finalmente ci si trova di fronte a questa imponente pala d’altare alta 3 metri e 50 abbondanti.
Maestosa e magnetica. La luminosità diffusa di un cielo infuocato di luce cattura subito l’attenzione. In tanto splendore si svolge una “sacra conversazione” tra la Vergine, san Francesco (protettore dei mercanti), San Biagio (patrono della città di Ragusa dalmata) che accompagna il committente (Aloisio Gozzi, ragosino) e col suo indice che addita il Bambino costituisce il fulcro di tutta la composizione.
Tiziano dipinse la pala nel 1520 (come riporta un cartiglio dipinto in basso) e per quei tempi fu un’opera rivoluzionaria perché abbandona l’ambientazione in spazi architettonici chiusi e colloca la scena “en plein air” consentendogli di dilatare gli orizzonti delle sue raffigurazioni. Infatti, in basso, sullo sfondo, egli ha modo di raffigurare la “sua” laguna veneta dove campeggiano l’inconfondibile campanile e le orientaleggianti cupole di San Marco. Il rosso panneggio della Vergine che sciorina una cascata cromatica in un trionfo di bianche nubi costituisce quasi una rappresentazione plastica della scala celeste su cui si ascende per sollevarsi dalla terra fino al divino Bambino.
La visita costituisce un’esperienza gratificante per tante ragioni, sia artistiche – spirituali ma anche organizzativo – logistiche. Infatti, i visitatori vengono accolti, guidati e congedati con garbo e competenza. A fine visita è allestita la sala audiovisiva, dove un filmato riprende tutte le tematiche storico-artistiche in modo da soddisfare anche i palati più esigenti. Uscendo si ricevono in omaggio depliant e poster dell’opera di buona qualità. Come strenna natalizia da parte del Comune di Milano non c’è male e non si può che dire grazie a questa città aperta ed accogliente.
Carmelo Toscano
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