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Castellammare di Stabia

Timori Ue e nostrani sul voto: incontri ?? e bollino antifrode (VIDEO)

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Correva il 17 gennaio 2018 e noi scrivevamo, in merito ai Timori sulle prossime elezioni, un articolo titolato: «Allarme Ue sui populismi in Italia: “L’instabilità è un rischio”».
In esso davamo nota del fatto che Il commissario europeo Moscovici aveva lanciato un allarme sulle elezioni italiane e, riferendosi ai populismi che attraversano anche il nostro territorio, parlava di “rischio instabilità”.

Oggi, a tre giorni dal voto, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, come riportato da La Stampa, rivela i timori della UE e dice che:

«A Bruxelles non sono preoccupati dai conti ma dal patto tra destra e populisti».

Gentiloni svela i timori Ue: “Non sono preoccupati dai conti ma dal patto Fi-antieuropeisti”

Nelle capitali si spera nel divorzio di Berlusconi da Salvini

C’è un’Italia a doppia trazione populista della quale nessuno parla apertamente, ma di cui l’establishment conosce i numeri nei sondaggi.

Un’Italia del Nord a prevalenza leghista e un’Italia del Sud a prevalenza pentastellata.

Ora la «benedizione» di un personaggio come Viktor Orban a Giorgia Meloni aggiunge un altro tassello al mosaico della possibile Italia che verrà.

E il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, durante la trasferta che lo porta da Roma a Modena, confida:

«In queste settimane, nei miei colloqui non ho percepito sull’Italia un allarme economico-finanziario ma invece politico.

Allarme poitico per una possibile alleanza tra la destra moderata e gli anti-europei».

Dall’inizio dell’anno il presidente del Consiglio ha intrecciato diversi colloqui sul fronte europeo.
  1. A palazzo Chigi col presidente francese Emmanuel Macron, a Berlino con Angela Merkel 
  2. a Bruxelles con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker.
Ovviamente la curiosità di tutti è caduta sulle imminenti elezioni italiane.

Elezioni che cadono in quel 4 marzo nel quale si conoscerà anche l’esito del referendum tra gli iscritti della Spd sul sì o no al governo di grande coalizione in Germania.

Tutti interessati a sapere in anticipo gli orientamenti dell’opinione pubblica.  

A confermare i timori dei partner europei ci sono due incontri delle ultime ore: 

Giorga Meloni che è volata a Budapest per stringere la mano al presidente ungherese, Viktor Orban.

Lei, a sua volta, è corsa ad incontrarlo, dichiarando la sua grande soddisfazione per incontrarlo a Budapest, e questo prima di Salvini.

Quel Salvini che, soprattutto per la chiusura delle frontiere agli immigrati e la difesa dell’identità nazionale, spesso cita l’Ungheria e il premier magiaro come un punto di riferimento da emulare.

Victor Orban, per chi non lo conoscesse, è noto per le sue posizioni estremiste, e dichiara di credere nella vittoria del centrodestra.

Spero che sia a trazione sovranista, dice.

E, guarda caso, tra i sovranisti italiani ha scelto di incontrare, proprio alla vigilia delle elezioni italiane, Giorgia Meloni.

Finito qui? Ma proprio per niente.

Soldi a destra scorrono come fiumi, e “non olet” come recita un noto aforisma (Pecunia non olet), per cui ecco che viene reclamizzato l’arrivo dell’ex stratega di Donald Trump, Steve Bannon.

Steve Bannon, per chi non lo sapesse, è il teorico del nazional populismo, allontanato dall’amministrazione Usa per le sue posizioni radicali di destra.

E questo dopo avere contribuito non poco alla vittoria di Donand Trump ma, come sembra, ben gradito in Italia.

Qui, Steve Bannon, si fermerà fino all’esito delle urne che lui auspica possa aprire un percorso nuovo.

Percorso nuovo che, secondo lui, dovrebbe aprire la strada a tutti i movimenti «populisti» e chiuderla a quella élite che gestisce un’economia che non produce lavoro, soprattutto per i giovani.

A tutto questo si è affiancato (anzi, è partito molto prima) il solito tam tam di possibili brogli nelle elezioni.

Allarme Brogli che mai manca prima, durante, e spesso anche dopo le italiche elezioni (salvo poi magari cambi di idea e di fronti all’atto dell’esito).

Quest’anno, per questo, ecco che è stato partorito il cosiddetto Tagliandino antifrode (vedi video sul fondo) che tante perplessità ha generato negli elettori che ne hanno avuto notizia.

In tantissimi, però, di sicuro non sapranno nemmeno di che si tratta per cui, di sicuro, qualche perplessità e, magari, motivo di discussione, sorgerà tra elettore e scrutatori al momento del voto.

Per quanto possiamo, quindi, diamo nota sul cosa è e come verrà usato il:

Tagliandino antifrode (vedi anche video-istruzioni per il voto sul fondo)

Prima di mettere le due schede di Camera e Senato nell’urna, dovrete farvi staccare dal presidente di seggio o dagli scrutatori il bollino che troverete attaccato ad esse.

Si tratta di un bollino con un codice alfanumerico che verrà appunto applicato su una appendice di ciascuna scheda.

Al momento della consegna delle schede agli elettori, i presidenti dovranno far prendere nota del codice sulle liste elettorali.

Attenzione:

quando uscirete dalle cabine non dovrete inserire le schede nelle urne, ma consegnarle al presidente di seggio che dovrà prima controllare che il codice corrisponda a quello annotato. 

Poi dovrà staccare l’appendice contenente il codice, quindi inserire le schede nelle urne. Se la scheda non sarà chiusa, dovrete tornare in cabina a chiuderla.

Solo allora vi verrà staccato il tagliandino antifrode e, come su scritto, il presidente di seggio potrà inserire le schede con i vostri voti dentro l’urna.

Non bisogna staccare per nessun motivo l’appendice con il codice, pena l’annullamento della scheda e del voto.

Se avete tempo potete anche leggervi con calma le istruzioni per l’uso stampate su ogni scheda, altra novità di questa legge elettorale già di per sè assolutamente inedita.

Ciò detto, buon esercizio del vostro diritto dovere di voto e ….. fatene buon uso acertandovi di aver messo in moto il cervello, e che sia debitamente riscaldato.

vivicentro.it/POLITICA

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