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Castellammare di Stabia

Terremoto, il cemento che uccide

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cordoli in cemento armato sui tetti? Non dovrebbero esserci ma ci sono: in osservanza alla legge. Massimiliano Fuksas, architetto celebre in tutto il mondo, è indignato: “C’è stato un periodo in cui un regolamento imponeva i cordoli. Si pensava che avrebbero tenuto le costruzioni in piedi, invece sono responsabili dei disastri che abbiamo sotto gli occhi”, racconta intervistato da Francesco Grignetti.

Fuksas: “Sono indignato, quei cordoli di cemento sono frutto di un errore legislativo” FRANCESCO GRIGNETTI

Il grande architetto: «Nelle case deve tornare il legno dove una volta c’era il legno. Per proteggere la mia Nuvola ho previsto un’enorme molla asismica»
ROMA – L’architetto Massimiliano Fuksas in questi giorni divora televisione e giornali. Le scene del terremoto lo indignano particolarmente.

Perché?

«Perché vedo il ripetersi di storie inaccettabili».

Partiamo dalla storia dei tetti in cemento armato che schiacciano le vecchie case fatte in pietra.

«È una vecchia storia che si fa finta di riscoprire ogni volta che da noi c’è un terremoto. Eppure s’era visto già all’Aquila e in tanti altri casi; basta farsi un giro di foto su Internet. I borghi delle nostre montagne sono tutti così e anche i centri storici. Nessuno dice, però, che l’errore viene da lontano. Da una legge sbagliata».

Ci spieghi.

«Non ricordo quale legge o regolamento, ma c’è stato un tempo, negli Anni Sessanta e Settanta, in cui il progettista era obbligato a sistemare alla sommità della costruzione un cordolo di cemento armato. Un errore tragico. Si pensava che il cordolo avrebbe tenuto assieme una struttura che non reggeva. E invece era evidente fin da allora che il cordolo non sarebbe servito perché si creava una disarmonia tra muratura sottostante e nuovo cordolo. Per di più c’è chi nell’occasione ha sostituito i tetti in legno con altri in cemento armato, creando ulteriore peso. Molte volte, questi tetti in cemento armato, li hanno mascherati mettendo delle finte capriate in legno. O nascondendo i cordoli con la malta. Non so quanti edifici antichi, e chiese, e cupole, abbiamo rovinato».

Pare che anche il corpo centrale della scuola di Amatrice, costruito in epoca liberty, avesse un tetto di cemento armato.

«Stesso discorso».

Un intervento non solo inutile, quindi, ma addirittura dannoso. Eppure questa era la legge.

«Come si vede bene dalle immagini di Amatrice o di Pescara del Tronto, lì c’era un’edilizia poverissima, di pietra locale, tenuta con una malta che spesso, per risparmiare, veniva addirittura impastata con la terra. Quella malta nel tempo ha perso la sua capacità legante. E le case alla scossa sono venute giù. Li abbiamo visti tutti, i tetti integri su cui i vigili del fuoco camminavano, e sotto c’erano le macerie dell’edificio che avrebbe dovuto sostenere il tetto».

Ma questo micidiale cordolo di cemento armato, e anche i tetti se ci sono, si potrebbero togliere?

«Sicuramente. Il cemento armato si può sostituire con l’acciaio. Il legno deve tornare dove c’era il legno. Ma ovviamente questi interventi hanno un costo».

Lei, Fuksas, è il progettista della Nuvola, in costruzione a Roma, all’Eur. Un grande centro congressi che finalmente è in dirittura di arrivo. Come la mettiamo con il rischio sismico?

«La Nuvola sarà un edificio interamente asismico. E guardi che la legge, quando nel 2008 abbiamo cominciato, non ci obbligava ad arrivare a tanto. Però il mio studio ha rimesso mano ai disegni esecutivi, ben 1200 disegni, abbiamo risparmiato su altro, e abbiamo fatto invece l’adeguamento asismico. Per fare un esempio, l’auditorium poggia su una specie di enorme molla che è una meraviglia della tecnica. Se ne sono appassionati quelli di National Geographic, che ci hanno fatto un documentario. In Italia, invece, questa materia non appassiona nessuno, salvo piangere tutti il giorno dopo un sisma».

Come se lo spiega?

«Una dose massiccia di ignoranza. Ma se una tragedia come questa deve servire a qualcosa, dovrebbe insegnare agli italiani a guardare con un po’ più di attenzione alla propria casa. Non delegate tutto al tecnico. La casa è il posto dove vivete, voi e i vostri cari. Dedicategli uno sguardo. Provate a immaginare se reggerebbe a una prova del genere».

Andrà sui luoghi del sisma?

«Mi ha telefonato un sindaco (di Arquata del Tronto, ndr) per chiedermi un consiglio. Nella sua città ci sono edifici importanti dal punto di vista storico e architettonico, molto lesionati. Il 13 andrò a trovarlo e spero di dargli qualche idea e qualche conforto. Sarà il mio aiuto ai terremotati».

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