Il garante accusa i sindacati dei tassisti in sciopero di aver violato la legge e li invita «a porre in essere le iniziative idonee a far cessare ogni disservizio». L’ingorgo – scrive Pietro Paganini – «penalizza i tassisti stessi, i concorrenti e soprattutto i clienti».
L’ingorgo che penalizza il cliente
S
itratta piuttosto di deficienza di capacità politica, il momento nella storia d’Italia in cui la classe dirigente, che dovrebbe creare le condizioni per la libertà e la prosperità dei cittadini, non è più in grado di comprendere quello che sta accadendo nel Paese.
Il progresso tecnologico è talmente rapido e radicale che fatichiamo a creare le condizioni per bilanciare le libertà e i diritti e quindi garantire agli innovatori di cambiare il mondo e ai cittadini di stare al passo. Tuttavia, oggi quelle condizioni, almeno nel settore del trasporto, ci sono. Manca la volontà politica e la capacità di una classe dirigente di preparare il futuro, compreso il coraggio di parlare chiaro agli autisti dei taxi o alle giovani generazioni dell’economia condivisa che poi sono il futuro. Le ragioni dei tassisti si fermano qui però.
Sono ingiustificabili le modalità con cui esprimono il loro – se pur legittimo lo ribadisco – malcontento: il linguaggio violento, le minacce ai colleghi che hanno scelto di non scioperare e l’eccessiva aggressività dei comportamenti ben documentata da cittadini allibiti in cerca di un mezzo di trasporto. La difesa di quello che fino a poco tempo fa era sostanzialmente un monopolio è una follia ideologica che nega il progresso tecnologico e l’innovazione e che obbligherebbe gli utenti, e quindi i cittadini, ad usufruire di un servizio di scarsa qualità.
I tassisti devono abituarsi e adeguarsi alla competizione, perché fa bene agli utenti, all’economia, ma anche a loro. Non ci sono studi in proposito, ma è un dato di fatto che alcuni taxi hanno migliorato il proprio servizio in risposta all’avvento di Uber, e del car sharing in tutte le sue forme, e dei gusti sempre più consapevoli dei cittadini. Sono migliorate le autovetture, il servizio a bordo, sono comparse le app e le carte di credito. Cioè quello che già offre la concorrenza, come Uber e gli Ncc.
I tassisti se ne facciano una ragione perché le nuove generazioni, in Italia come nel resto del globo, stanno maturando con un’idea ben chiara di come dovrebbe funzionare il mondo, e questo non comprende certo il monopolio, spesso arrogante, del taxi. Perché, duole segnalarlo, ma molti tassisti vogliono questo, il monopolio. Pretendere un monopolio è legittimo ma produce gravi effetti negativi. E infatti, lo Stato Liberale offre gli strumenti per garantire la concorrenza, proprio per favorire la libertà di scelta e la propensione all’innovazione. È proprio all’innovazione che i tassisti si dovrebbero dedicare, chiedendo ai Comuni di mettere mano al piano trasporti per velocizzare i tempi di circolazione, e quindi aumentando il numero delle corse e inseguendo le esigenze di un pubblico che sta cambiando e che giustamente cerca le soluzioni migliori che il mercato offre, o addirittura, si ingegna per fornirne di nuove.
P.S. Sto entrando in stazione mentre scrivo, i taxi scioperano, ho già prenotato il mio car sharing, costo di percorrenza circa 5 € contro i 13 € del taxi…
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vivicentro/Tassisti in sciopero. L’ingorgo ”penalizza i tassisti stessi, i concorrenti e soprattutto i clienti”
lastampa/L’ingorgo che penalizza il cliente PIETRO PAGANINI
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