Un avvocato era incaricato dal Municipio di recuperare gli arretrati dell’acqua. Ma se li è messi in tasca, complice un dirigente e l’omertà comunale.
Il Comune di Taormina, retto in atto da un’Amministrazione di centrosinistra (prima era stata di centrodestra), Sindaco Prof. Mario Bolognari e segretario generale dr. Nino Bartolotta, anch’egli di centrosinistra e sindaco di Savoca (ME), si è trovato oggi al centro di un increscioso fatto che è stato riportato da tutti gli organi d’Informazione regionali e nazionali.
Un avvocato, Francesco La Face, che era incaricato dall’Amministrazione comunale di riscuotere dagli utenti morosi le somme dovute per la fornitura dell’acqua, è stato arrestato questa mattina dai Finanzieri del Comando provinciale di Messina. È accusato di peculato e corruzione insieme ad un ex dirigente comunale a cui è stato notificato il divieto di dimora. I due si sarebbero appropriati di oltre un milione di euro che gli utenti morosi hanno versato negli anni.
L’avvocato in effetti si era dedicato giorno e notte all’incarico ricevuto, però quei soldi li ha versati sul suo conto. Il Gip gli ha imposto i domiciliari ritenendolo responsabile dei reati di peculato e corruzione. L’indagine coordinata dalla Procura diretta da Maurizio de Lucia, ha fatto scattare anche un secondo provvedimento, per il dirigente comunale oggi in pensione Giovanni Coco, 67 anni. Per quest’ultimo il Giudice delle Indagini Preliminari ha disposto il divieto di dimora a Taormina.
Contestualmente c’è stato pure un maxi sequestro di beni, per circa 800 mila euro di valore, al fine di recuperare quanto sottratto alle casse pubbliche. Sono stati posti i sigilli a tre immobili dell’avvocato e ad alcuni conti bancari del dirigente in pensione, che avrebbe tra l’altro intascato una mazzetta da 26 mila euro per non segnalare quanto avveniva.
L’inchiesta del Comando provinciale della Guardia di Finanza, oggi diretto dal colonnello Gerardo Mastrodomenico, è nata casualmente, dopo una verifica fiscale nello studio del professionista di Taormina. Nell’abitazione del dirigente comunale è stato invece trovato un “pizzino” che per l’accusa prova i rapporti illeciti fra i due indagati.
Ma anche molti altri sapevano e tacevano. Scrive infatti la Guardia di Finanza in una nota diffusa stamattina “Questa strutturata ed indisturbata attività di sistematica appropriazione di denaro pubblico risultava nota a molti impiegati, come emerge dal contenuto delle intercettazioni, purtroppo però, come spesso le cronache giudiziarie registrano, l’omertà e la connivenza dei pubblici dipendenti sono diventati il volano del perpetrarsi nel tempo delle condotte illecite”.
L’opinione:
Una trasmissione con un noto conduttore di sinistra di diversi anni addietro della Rai3, martellava noi siciliani, ma giustamente, al tempo in cui regnava la Democrazia Cristiana e poi il centrodestra, ribadendo che essere omertosi significa implicitamente avere una cultura corrotta. Il passare degli anni tuttavia ha di tutta evidenza fatto emergere, purtroppo, un’altra realtà, ovverosia che in Italia (e specialmente in Sicilia) c’è sciaguratamente una livella culturale che indipendentemente dall’estrazione, unisce trasversalmente gli italiani e specialmente i siciliani, soprattutto nel sistema pubblico-politico, ovverosia la corruzione a tappeto e l’omertà generalizzata, quella stessa che dagli scranni più alti fino all’ultimo sgabello dello Stato, Regioni e Comuni, si propaganda da decenni (a parole) di volere combattere. La Corruzione interiore e omertà mascherata, un doppio dissimulato annoso cancro di questa Nazione, dai piani altissimi a quelli più bassi. Come se ne esce ?
A
dduso Sebastiano
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