Virano: “E’ la nostra nuova sfida: chiunque potrà entrare e chiedere informazioni”. Ma è polemica
span style="margin: 0px; padding: 0px; border: 0px; outline: 0px; font-size: 16px; vertical-align: baseline; color: #252525; font-family: Arial, 'Helvetica Neue', Helvetica, sans-serif; line-height: 23px; background-image: initial; background-attachment: initial; background-position: initial; background-repeat: initial;" itemprop="articleBody">Svolta in Valsusa. I cantieri della Torino Lione saranno aperti al pubblico. Non solo per i gruppi di scolaresche o i parlamentari in ispezione, come è avvenuto finora, ma “per chiunque voglia vedere da vicino e avere informazioni su quest’opera”. Non solo aperti, ma allestiti, con proiezioni, materiale, installazioni “il cui appeal comunicativo non sia solo affidato alla vista del cantiere e dei lavori, ma sia l’occasione per trasmettere informazioni sul progetto e su ciò che si sta facendo in Europa e nel mondo”. E’ la sfida di Mario Virano, presidente di Telt, secondo cui la galleria della Maddalena, o la discenderia di Saint Martin La Porte, dove qualche esperimento in questo senso è già stato fatto, devono diventare “luoghi dove sia possibile parlare con la gente”.
Una svolta radicale per un’opera che ancora oggi mobilita in val di Susa centinaia di agenti per sorvegliare il cantiere ancora nel mirino del movimento “No Tav”. Ma l’ipotesi di cantiere trasparente e aperto non convince tutti. “In realtà è il contrario. E’ un’ area militarizzata, resa inaccessibile alla popolazione a colpi di ordinanze prefettizie”. Così Francesca Frediani, consigliere regionale M5S, interviene in merito all’annuncio di Virano. Frediani osserva che “non si possono ottenere nemmeno informazioni complete relative ai monitoraggi ambientali condotti dallo Spresal, dal momento che su alcuni documenti ufficiali vige il segreto istruttorio a causa di un’indagine in corso”. “Prima dell’arrivo delle ruspe – aggiunge – la località era davvero un bene comune sia sotto il profilo ambientale che sotto quello culturale” Ma Viranotira dritto. “Il concorso lanciato da Telt all’inizio dell’autunno per scegliere il nuovo logo dell’opera è partito dalla considerazione che uno dei primi atti del movimento contro la globalizzazione era stata la messa al bando dei loghi, considerati brand di società che conquistano le terre e ‘catturano’ i valori dove si insediano. Invece, Telt ha dimostrato che il logo siamo noi, sono i giovani, è un motivo di festa” .
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