span style="color: #000000;">Questa sera la Corte Costituzionale dovrebbe decidere sul reato di aiuto al suicidio. La vicenda nasce dal suicidio del Dj Fabiano Antoniani che, dopo un incidente che l’aveva reso cieco, paralizzato e senza alcuna speranza di miglioramento, chiese di essere aiutato a non soffrire più. Per questo, l’anno scorso, il militante radicale Marco Cappato lo accompagnò a morire in Svizzera e, sempre per questo, è finito sotto processo a Milano dove però i giudici hanno sospeso il procedimento e chiesto alla Consulta di chiarire se oggi, il reato in discussione, viola la Costituzione.
In attesa che la Corte si esrima, riportiamo le parole di Cappato che dice: ASCOLTA
“Per me l’importante è riuscire a superare una situazione in cui si applica una legge per casi che non c’entrano nulla con le motivazioni di quella legge. Nel 1930 si voleva ribadire che la vita umana appartiene prima allo Stato, al Regime, e poi alla libertà di ciascuno, ma non era certamente una legge concepita per regolare la questione dei malati terminali che, di fatto, non esistevano nemmeno a quell ‘epoca.
Fabiano Antoniani sarebbe sopravvissuto poche decine di minuti in quelle condizioni con lo stato di Tecnologie Mediche del 1930 e quindi, quella provizione, con una condanna prevista da 5 fino a 12 anni di carcere, DEVE essere superata.
La Corte Costituzionale PUÒ decidere che sia un reato incompatibile con i Principi Costituzionali e io aspetto con il massimo di rispetto per la Corte stessa quella che sarà la decisione.
Ovviamente anche il Parlamento potrebbe superare questa situazione visto che c’è una proposta di legge di Iniziativa Popolare che abbiamo depositato 5 anni fa e non è mai stato discusso dal Parlamento”
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