Unorthodox, la miniserie disponibile su Netflix. Recensione (di Maria D’Auria)
“Unorthodox”, la miniserie disponibile su Netflix. Recensione
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NORTHODOX- Basata sull’autobiografia del 2012 di Deborah Feldman, la miniserie racconta la storia di Esther Shapiro, una diciannovenne di New York cresciuta in una comunità ultra-ortodossa chassidica di Brooklyn, con regole rigidissime che le impediscono di studiare, suonare, decidere.
L’unico scopo delle donne appartenenti alla comunità, è quello di sposarsi e concepire figli. Quando Esther scopre di essere incinta, decide di spogliarsi di regole e ruoli per inseguire la libertà, lontano da quella vita che, a poco a poco, svela la sua vera natura e le appare, nitida, come una prigionia. Esty scappa a Berlino, dove vive la mamma, che già tanti anni prima era scappata dalla comunità ebrea. E qui scopre le tante verità, quelle mai dette, quelle che non le erano state mai raccontate. La sua vita sta per giungere ad una svolta, ma il passato è sulle sue tracce.
La fuga della giovane Esty è innanzitutto la ricerca di sé. E’ la scoperta di ciò che non conosceva e la voglia di vivere tutto ciò che le era stato negato. Determinata, coraggiosa, combatte con le sue paure, vincendole. Lo spettatore si scopre sorpreso e incredulo verso quelle regole assurde ma incredibilmente reali. Vigenti. Imposte. Tornano alla mente e incuriosiscono, ma a tratti inorridiscono, alcune situazioni -spesso al limite dell’immaginazione- che la protagonista svela nei flashback della sua vita a New york.
La storia è avvincente e l’interpretazione dei protagonisti è ineccepibile. L’ottimo riscontro del pubblico è oltre ogni aspettativa. Un successo meritato, dovuto anche alla novità della storia che, nel panorama televisivo, mancava.
La serie, in quattro puntate, è disponibile su Netflix.
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