Le speranze di ogni generazione è che possano essere migliori di quella precedente, le ultime sembrano aver perso la strada maestra.
V
iviamo in un mondo altamente tecnologico, il virtuale ha preso il posto di quello reale, la ram sembra essere il nuovo cuore pulsante per milioni di giovani.
Per entrare in questo mondo tanto “bello” quanto pericoloso, basta intraprendere un curriculum scolastico, quello delle elementari può essere sufficiente.
Con i compagni si “dialoga” tramite telefonini, i compiti sono agevolati, sempre più facile è trovare le risposte giuste.
Fino a qualche decennio fa bisognava spremere la mente, fare delle ricerche, concentrarsi sui libri, adesso basta un clic e la strada è spianata, a discapito del cervello che diventa giorno dopo giorno sempre più pigro.
Per ogni innovazione c’e’ sempre un prezzo da pagare, bisogna solo comprendere quale sarà quello delle generazioni future.
Viviamo in una società violenta, il mondo virtuale che ci circonda è aggressivo, i video giochi sono l’emblema di questo degrado sia mentale che culturale.
Tanto più sono cruenti, tanto più vengono “apprezzati” da una fascia sempre più numerosa di aficionados.
A livello mnemonico sono dei veri e propri “tumori maligni”, infettano le cellule cerebrali, purtroppo non esistono cure per poterne guarire, visto che al pari delle droghe vi è un rapporto di stretta dipendenza psicologica.
“C’era una volta il West” (parafrasando Sergio Leone), stessa cosa si può dire per la famiglia, la nostra società sta vivendo un problema generazionale, sappiamo bene che tornare indietro nel tempo è impossibile, sarebbe quasi come fermarlo, farne tesoro si.
Bisogna capire che le nuove generazioni stanno andando a sbattere contro un muro, i giovani avrebbero bisogno di dialogare, di confrontarsi, di trovare giuste soluzioni per i loro problemi, cosa che non troveranno mai chiusi all’interno delle ram dei propri telefonini.
Mauro Lo Piano / Redazione Sicilia
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