Una società è quella dimensione in cui gli interessi contrapposti ed antagonisti dei singoli si compongono, trovando una sintesi ed un equilibrio in vista del “bene comune”. Una squadra è un gruppo di calciatori che prende parte, come insieme unitario, a competizioni sportive. I matematici dicono che il tutto è qualcosa di maggiore della somma delle sue parti ed al tempo stesso per essere intero non può fare a meno di nessuna di esse. Semplice. Chiaro. Quasi stupefacente nella sua semplicità. La performance di Spalletti di oggi è sembrata più il discorso di un filosofo o l’argomentazione di un costituzionalista che una conferenza stampa. Certo, in termini più spiccioli, perché bisogna “parlare come mangi” quando sei a Roma ma è esattamente questo il messaggio che il mister ha voluto mandare alla squadra. Totti è una parte del tutto e non può stare al di fuori o addirittura al di sopra di esso. Perciò le regole che governano la “società” Roma non fanno certamente eccezione per il Capitano giallorosso. Anzi, con tanto di proiettore e laser Spalletti si è messo lì a fare una lezione di tattica agli astanti. “Sono questi i famigerati giusti comportamenti di cui parlo spesso: guardate cosa fa Salah dopo aver già dato abbondantemente il suo con un eurogol, quando la squadra è già sul 5-0” e mostra ai cronisti presenti un ripiegamento difensivo dell’esterno egiziano. Come a dire che quello che gli interessa è il contributo fattivo che un giocatore può dare in vista del già citato “bene comune” a prescindere dal nome che porta sulle spalle. Altra stilettata a Totti? Nel dubbio, i quotidiani già si scatenano al canto di “Roma shock, Totti va via” oppure “Claudio Ranieri ed il suo Leicester sono sulle tracce del capitano”. Il caso è aperto anche se Spalletti liquida la pratica con un freddo “non voglio parlarne, il caso rientrerà da solo. Posso solo dire che rifarei quello che ho fatto nei confronti di chiunque”. In una squadra di calcio non può esserci democrazia, è l’allenatore che decide chi è in e chi è out perché l’unica cosa che conta è il bene comune. Già negli incontri precedenti con la stampa Spalletti aveva evidenziato la difficoltà ma al tempo scelto la necessità di fare delle scelte che di sicuro scontenteranno qualcuno. Gli interessi egoistici dei singoli devono trovare una soluzione nelle scelte di un soggetto super partes (l’allenatore). Ed egli sarà davvero sopra le parti solo se dimostrerà di essere obiettivo e credibile nelle scelte da compiere. I comportamenti anomali vanno regolati a prescindere da chi li pone in atto. È una questione di giustizia sociale. Anche quando il popolo si ribella al grido di “un capitano, c’è solo un capitano!”
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laudia Demenica
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