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Spaghetti dalla Turchia, un milione di Kg sequestrati in porto

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ei magazzini del porto di Genova staziona da qualche mese un milione di chili di spaghetti. Per la precisione, 972mila 147 chilogrammi di pasta “made in Turkey”. E proprio qui sta il problema: la provenienza turca.

I finanzieri del comando provinciale, infatti, li hanno sequestrati per le cosiddette violazioni alle normative in difesa del “made in Italy”. E si è aperto un contenzioso, uno dei primi in Italia, importantissimo sia per il valore della merce sotto sequestro sia, in prospettiva, per quello che potrebbe significare per il mercato.

Vanno subito chiariti alcuni aspetti. Qui non si discute di sicurezza del consumatore dal punto di vista di possibili danni alla salute.

Gli spaghetti “congelati” dalle fiamme gialle possono essere consumati tranquillamente: ma secondo l’accusa sono di una qualità inferiore a quella dichiarata, e sono prodotti in Turchia e non Italia come le scritte sulla confezione lascerebbero intendere. In conclusione: dovrebbero avere un altro prezzo una volta messi in vendita sugli scaffali dei supermercati e dei negozi di alimentari.

Va subito detto che l’avvocato Alberto Caselli Lapeschi, che rappresenta il pastificio Pasta Garofalo di Gragnano (un marchio assai noto anche se non fa parte del consorzio che prende il nome dal paesino in provincia di Napoli) ha già presentato ricorso in Cassazione per il dissequestro sostenendo l’assoluta regolarità del prodotto importato.

Il blocco degli spaghetti turchi era avvenuto nel corso di uno dei controlli sui container pianificati dal comando provinciale sotto la guida del generale Michele Dell’Agli.

Il milione di chili di pasta è stato sequestrato, come si diceva, sulla base di due aspetti contestati in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane di Genova.

Il primo punto riguarda la composizione degli spaghetti. Il prodotto pubblicizzato come pasta di grano duro conterrebbe in realtà, secondo le analisi effettuate dai laboratori delle Dogane, una percentuale superiore di grano tenero.

Il secondo aspetto riguarda, invece, le informazioni contenute sulla confezione che, secondo gli inquirenti, non spiegherebbero in maniera esauriente che la pasta è stata prodotta in Turchia e non in Italia.

«I miei clienti – spiega l’avvocato Alberto Caselli Lapeschi – sono i titolari di un pastificio molto noto che produce da sempre pasta di qualità. Credo che la situazione verrà presto chiarita. Abbiamo già presentato ricorso in Cassazione per ottenere il dissequestro e confidiamo che ciò avvenga in tempi brevi. In ogni caso, vorrei ricordare come non è assolutamente in discussione la qualità del prodotto dal punto di vista della sicurezza dei consumatori».

Sempre sul fronte dell’agroalimentare va segnalato il sequestro di 14mila litri di bevande gassate non alcoliche provenienti dall’estero e anch’esse viziate, secondo i finanzieri, da irregolarità relative alla tutela del made in Italy.

E nel corso del 2015 sono state sequestrate anche alcune tonnellate di olio di produzione tunisina grazie a servizi di controllo svolti nel porto di Genova durante gli sbarchi da navi e traghetti da Tunisi. Solo fra novembre e dicembre sono stati intercettati tremila litri di olio illegalmente introdotto in Italia perché non conforme agli standard di qualità imposti dalla Comunità Europea. Il prodotto, di cui si parla per l’abbattimento dei dazi che ne agevola l’importazione nei Paesi Ue, era occultato in bidoni o vere e proprie cisterne non dichiarate da chi li importava in Italia.

Molti sequestri di olio sono stati effettuati a carico di cittadini tunisini che tornavano in Europa dopo le ferie, ma ci sono anche casi di commercianti che usavano il viaggio fra Genova e Tunisi per rifornirsi di quantità ingenti da rivendere in Francia e Italia spacciandolo per prodotto europeo o per olio tunisino importato regolarmente.

Spaghetti dalla Turchia, un milione di chili sequestrati in porto di MARCO PREVE / larepubblica

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