AMBIENTE – Siria. Il contrabbando di petrolio nel nord-est, fra curdi e Forze democratiche siriane, ha innescato una emergenza sanitaria e ambientale. #siria #damasco #petrolio #inquinamento #eufrate #23agosto
Siria, il contrabbando di petrolio avvelena il fiume Eufrate
F
onti mediche denunciano danni gravi in anziani, bambini e malati cronici. L’unico interesse dei trafficanti è “ottenere più soldi” dalla vendita, a discapito della popolazione locale.
Damasco – Nel nord-est della Siria, nell’area bagnata dal fiume Eufrate, gli abitanti raccontano le drammatiche conseguenze dell’inquinamento delle acque.
Una emergenza legata alle fuoriuscite di petrolio, derivanti dal contrabbando di greggio fra le aree controllate dai curdi e quelle sotto il governo di Damasco.
Fonti locali riferiscono di fuoriuscite dell’oro nero avvistate lungo le rive, con una concentrazione maggiore nelle zone pattugliate dalle Forze democratiche siriane (Sdf).
L’Eufrate, il fiume più lungo dell’Asia occidentale e un tempo principale fonte di acqua potabile per diverse province siriane, sta vivendo una catastrofe ecologica legata all’impennata del livello di inquinanti.
Il corso scorre per 610 chilometri dalla città di Jarablus fino al confine con la Turchia, passando per Raqqa e Deir ez-Zor, terminando ad al-Bukamal per riversarsi in territorio iracheno.
Per gli esperti sono molteplici le cause del suo degrado, dall’instabilità nel nord-est della Siria contesa fra diverse organizzazioni armate – e sotto la costante minaccia di invasione di Ankara – fino al peggioramento delle condizioni generali di vita.
Di recente sono emerse fuoriuscite sulle rive, legate a perdite di derivati petroliferi vicini ai punti di contrabbando, in cui il carburante viene trasportato illegalmente nelle aree sotto controllo del governo siriano sulla riva opposta.
Inoltre, le forze ribelli prendono spesso di mira gli oleodotti dell’altro versante, contribuendo all’inquinamento delle acque che ha già provocato la morte di un numero enorme di pesci e altri animali della zona.
Un medico della periferia orientale di Deir ez-Zor, dietro anonimato, spiega ad al-Monitor che “lo sversamento di larghe quantità di derivati dal petrolio nell’Eufrate minaccia direttamente la vita degli abitanti, soprattutto di quanti dipendono dal fiume quale fonte principale di acqua potabile e per l’irrigazione”.
Ciò, aggiunge, è causa di “avvelenamenti” fra anziani, bambini e persone con malattie croniche “per non parlare della diffusione di molte malattie, inclusa epatite, febbre, dissenteria, dolore addominale, infezioni interne”.
Una realtà allarmante e che ha spinto dottori ed esperti sanitari a rivolgersi ai residenti invitandoli a purificare l’acqua prima di utilizzarla.
La fonte ha aggiunge che oltre all’inquinamento del fiume Eufrate, i gas derivanti da processi primitivi di raffinazione del greggio inquinano l’aria e diffondono malattie respiratorie e dell’apparato digerente, insieme a tumori, nascite premature, aborti spontanei e difetti alla nascita.
Mohammed Taha, abitante di Shuhail, afferma che in molti casi la fuoriuscita di chiazze di petrolio e altri inquinanti sono legati al comportamento incurante dei trafficanti, il cui unico interesse è quello di “ottenere più soldi” dalla vendita.
“Le Forze democratiche siriane – prosegue – potrebbero fermare rapidamente le operazioni di contrabbando tagliando gli oleodotti che collegano l’area al lato controllato dal regime siriano e bruciando i traghetti fluviali utilizzati per il trasporto. Ma questo non sta accadendo”
anche alla luce di un loro coinvolgimento diretto nel traffico. Fadel Abdul Ghani, capo del Syrian Network for Human Rights, condanna la “complicità” delle Sdf con i contrabbandieri, mostrando in questo modo il “disinteresse totale” per le vite dei civili.
Lascia un commento