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Sindacati in piazza contro la Fornero: “41 anni di contributi bastano”

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indacati in piazza : Cgil, Cisl e Uil unite nel chiedere la riforma della legge che secondo la Corte dei Conti ha garantito risparmi per 30 miliardi di euro. Furlan: “Schioderemo il governo”. Camusso: “Cambiare radicalmente la norma”. Barbagallo: “Non ci fermiamo”

MILANO – In piazza per cambiare la legge Fornero sulle pensioni, rendendo meno rigidi i criteri per l’uscita. E’ l’obiettivo della protesta dei sindacati, con Cgil, Cisl e Uil unite nel chiedere al Governo “flessibilità per tutti”, “rispetto per fatica e lavori diversi”, ma soprattutto nel sostenere che “41 anni di contributi bastano”. Richieste che sono gli slogan delle manifestazioni di Roma, Napoli e Venezia dove partecipano i leader sindacali, Annamaria Furlan (Cisl), Carmelo Barbagallo (Uil) e Susanna Camusso (Cgil). “Andremo avanti finchè non schioderemo il governo” ha detto da Roma il leader della Cisl secondo cui la Legge Fornero “ha alzato nel giro di una notte di sei-sette anni l’eta pensionabile dei lavoratori e delle lavoratrici. Migliaia di persone si sono trovate senza lavoro e senza pensione”. Per Furlan occorre ripristinare la flessibilità in uscita e distinguere da lavoro a lavoro, perchè “non si può stare fino a 67 anni su una gru o su una impalcatura e tenere una classe materna di bambini”. “Andremo avanti finché il governo non cambia” ha fatto eco Barbagallo. Senza risposte da parte del governo lavoratori e pensionati torneranno in piazza il 19 maggio.

“Le pensioni devono cambiare radicalmente, deve cambiare la norma per quel che riguarda la costruzione di una previdenza per i giovani, la possibilità non di immaginarsi un futuro da poveri, ma di persone che nella loro vita lavorativa metteranno insieme una condizione civile di pensione” ha detto da Venezia Susanna Camusso prima di aggiungere: ” Chi va a lavorare a 15 anni non può immaginare di proseguire per un numero di anni infinito. Va costruito un sistema solidale. Dobbiamo riscrive lo statuto dei lavoratori con una grande iniziativa popolare. Quella di oggi non è una comparsata. Il governo risponda”.

Si spinge oltre Barbagallo che suggerisce a Renzi di chiedere “a tutti di dare una mano per il benessere e il bene del Paese. Se non lo farà il sindacato sarà in piazza per dirgli di cambiare politica economica. L’austerità ha impoverito il Paese e ha arricchito di più i ricchi. E’ uscito un dato: solo il 4 per cento dei cittadini guadagna più di 50mila euro all’anno. E’ ridicolo a dirlo. Basta guardare alla Motorizzazione e a quante automobili ci sono in circolazione sopra il prezzo di 50mila euro”. Sulle pensioni poi aggiunge: “Non tutti i lavori sono uguali, un edile non può salire su una impalcatura fino a 70 anni, un insegnante di scuola materna non può insegnare ai bambini fino a 70 anni”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, è ieri andato nel paese natale dell’ex ministra, San Carlo Canavese, in provincia di Torino, per dire ancora una volta no a una legge che definisce “infame”. Eppure secondo la Corte dei Conti le nuove regole hanno permesso allo Stato di risparmiare oltre 30 miliardi di euro l’anno. “Non se ne può più che ogni volta che il Paese ha bisogno di risorse – dice Furlan – si incide sui lavoratori: ci sono 150 miliardi di evasione fiscale e 50 di costi della corruzione. Qualcuno deve trovare le risorse per fare andare in pensione ad una età decente”. Anche per lasciare spazio a giovani, ripetono i sindacati.

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