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Castellammare di Stabia

Sicurezza sul lavoro nei cantieri edili: 9 denunciati, 1 già condannato

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Napoli: controlli nei cantieri per verificarne la sicurezza sul lavoro. 9 imprenditori denunciati. 1 amministratore condannato per concorso.

Da stabiese, in merito alla sicurezza sul lavoro, il mio pensiero non poteva non andare a Viviani, eccelso figlio di Castellammare di Stabia, e alla sua Poesia: Fravecature (leggi e ascolta sul fondo). Un bagno d’emozione ed un vivido sipario che si apre sulle morti cosiddette “bianche” ma che “bianche”, inteso come pulito, proprio non sono essendo, di fatto, le più nere e luride possibili perché sono morti, uomini, dati in cambio di danaro.

Sicurezza sul lavoro nei cantieri edili: 9 denunciati, 1 già condannato

Serrati i controlli dei Carabinieri del Gruppo Tutela del lavoro che, insieme a quelli del Comando Provinciale di Napoli, sono stati impegnati nel contrasto al lavoro sommerso e nella verifica della corretta applicazione delle leggi sulla sicurezza nei cantieri edili. 9 gli imprenditori denunciati nell’ultima settimana, tutti della provincia partenopea e titolari di imprese edili affidatarie di lavori di ristrutturazione e costruzione.

Imprese di Casoria, Pomigliano D’Arco, Casalnuovo di Napoli, Giugliano in Campania, Quarto, Monte di Procida e Striano: tutte risultate irregolari. Dei 23 lavoratori complessivamente identificati, 9 non rispettavano la normativa antinfortunistica, 4 erano “in nero” e 1 di questi percettore indebito del reddito di cittadinanza.

Le sanzioni applicate hanno superato i 75mila euro. 2 i provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale per altrettante ditte.

Non sono mancate le sanzioni per violazioni alla normativa anti-contagio: 3 lavoratori non indossavano i dpi.

Inoltre, sempre in tema di sicurezza sul lavoro, nella conferenza stampa tenuta ieri, per via telematica, dalla Procura di Napoli, si è appreso anche che, per la prima volta, la responsabilità di verificare e mantenere la sicurezza sul lavoro è stata estesa anche all’appaltante. Nel caso segnalato, infatti, un amministratore di condominio è stato condannato, in solido, per aver accettato che i lavori in un condominio da lui amministrato fossero effettuati in spregio a tutte le norme di sicurezza sul lavoro, cosa che era ben chiara sin dalla stipula del contratto di appalto che, segnalando il risparmio che se ne sarebbe avuto, fu accettato in tale forma.

Ed ora veniamo alla Poesia di Viviani su promessa. Ascoltatela, leggetela, e vi troverete immersi nella tragedia delle morti sul lavoro, in questo caso di un Fravecature (muratore)

Fravecature

All’ acqua e a ‘o sole fràveca
cu na cucchiara ‘mmano,
pe’ ll’ aria ‘ncopp’ a n’anneto
fore a nu quinto piano
Nu pede miso fauzo,
nu movimento stuorto,
e fa nu volo ‘e l’angelo:
primma c’arriva, è muorto
Nu strillo; e po’ n’accorrere
gente e fravecature.
-Risciata ancora… E’ Ruoppolo!
Tene ddoie criature!
L’ aizano e s’ ‘o portano
Cu na carretta a mano.
Se move ancora ll’ anneto
Fore d’ ‘o quinto piano.
E passa stu sparpetuo
cchiù d’uno corre appriesso;
e n’ato, ‘ncopp’a n’anneto,
canta e fatica ‘o stesso.
‘Nterra, na pala ‘e cavece
cummoglia a macchia ‘e sango,
e ‘ sghizze se scereano
cu ‘e scarpe sporche ‘e fango.
Quanno o spitale arrivano,
‘a folla è trattenuta,
e chi sape ‘a disgrazia
racconta comm’è gghiuta.
E attuorno, tutt’ ‘o popolo:
-Madonna!—Avite visto?
-D’ ‘o quinto piano—‘E Virgine!
-E comme, Giesucristo…?!
E po’ accumpare pallido
chillo c’ ha accumpagnato:
e, primma ca ce ‘o spiano,
fa segno ca è spirato.
Cu ‘o friddo dint’a ll’anema
‘a folla s’alluntana
‘e lume gia s’appicciano
‘a via se fa stramano.
E a’ casa, po’, ‘e mannibbele,
muorte, poveri figlie,
mentre magnano, a tavola ,
ce ‘o diceno a ‘e famiglie.
‘E mamme ‘e figlie abbracciano,
nu sposo abbraccia ‘a sposa …
E na mugliera trepida ,
aspetta, e nn’ arreposa.
S’appenne ‘a copp’a ll’asteco
sente ‘o rilorgio : ‘e nnove!
Se dice nu rusario…
e aspetta nun se move.
L’acqua p’ ‘o troppo vòllere
s’è strutta int’ ‘a tiena,
‘o ffuoco è fatto cènnere
Se sente na campana.
E ‘e ppiccerelle chiagnano
pecchè vonno magnà’ :
-Mamma, mettiamo ‘a tavula!
-Si nun vene papà?
‘A porta ! Tuzzuleano:
-Foss’isso?—E va ‘arapi’.
-Chi site?—‘O capo d’opera.
Ruoppolo abita qui?
-Gnorsì, quacche disgrazia ?
Io veco tanta gente…
-Calmateve, vestiteve…
-Madonna!—E’ cosa ‘e niente.
E sciuliato ‘a l’anneto
d’’o primmo piano.—Uh, Dio!
e sta o spitale?—E’ logico.
-Uh, Pascalino mio!
‘E ddoie criature sbarrano
ll’uocchie senza capì;
‘a mamma, disperannose,
nu lamp a se visti’;
‘e cchiude ‘a dinto; e scenneno
pe’ grade cu ‘e cerine.
-Donna Rache’! –Maritemo
che ssà, sta e’ Pellerine.
E’ sciuliato ‘a ll’anneto.
-Si, d’ ‘o sicondo piano
E via facendo st’anneto,
ca saglie chiano chiano.
-Diciteme, spiegateme.
-Curaggio.—E’ muorto?!—E’ muorto!
D’ ‘o quinto piano.’All’anneto.
Nu pede miso stuorto.
P’ ‘o schianto, senza chiagnere,
s’abbatte e perde ‘e senze.
E’ Dio ca vo na pausa
a tutte ‘e sofferenze.
E quanno a’ casa ‘a portano,
trovano e ppìccerelle
‘nterra, addurmute. E luceno
‘nfaccia ddoie lagremelle.

Muratore

Sotto la pioggia e al sole lavora il muratore
con in mano la cazzuola
sospeso su un’impalcatura,
fuori, al quinto piano.
Un piede in fallo,
un movimento sghembo,
e vola come un angelo:
prima di giungere, è morto.
Un grido e poi accorrono:
gente e muratori.
– Ancora respira… è Ruoppolo!
Ha due bimbi piccoli!
Lo sollevano e lo allontanano
su una barella a mano.
Si muove ancora l’asse
fuori al quinto pianto.
E passa questo corteo,
più di uno lo rincorre;
mentre un altro, sull’impalcatura
canta e continua a lavorare.
Per terra un mucchio di calce
nasconde la macchia di sangue,
e gli schizzi si diffondono
con le scarpe sporche di fango.
Quando giungono all’ospedale,
la folla resta fuori,
e chi è a conoscenza della disgrazia
racconta com’è accaduta.
E intorno il popolo:
– Madonna! – Avete visto?
– Dal quinto piano! – Vergine…
– E come… Gesù Cristo…?!
Poi appare, pallido,
chi l’ha accompagnato:
e, prima che gli chiedano,
fa segno che è spirato.
Col freddo nell’anima,
la folla s’allontana;
già si accendono le luci della sera;
la strada diventa tortuosa.
A casa, poi, i compagni
smorti, poveri figli,
lo raccontano alle famiglie
a tavola, mentre mangiano.
Le mamme abbracciano i figli,
lo sposo abbraccia la sposa…
e una moglie, trepidante,
attende e non s’acquieta.
Si affaccia al balcone,
sente l’orologio: le nove!
Recita un rosario…
E aspetta e non si muove.
L’acqua si consuma in pentola
per il troppo bollire,
il fuoco è fatto cenere.
Si sente una campana.
I piccoli piangono
perché vogliono mangiare:
– Mamma, mettiamo a tavola!
– Se non viene papà…
La porta! Bussano:
– È lui? – Va ad aprire.
– Chi siete? – Il capo d’opera.
Ruoppolo abita qui?
– Sì, qualche disgrazia?
Vedo tanta gente…
– Calmatevi, vestitevi…
– Madonna! – Non è successo niente.
– È scivolato dall’impalcatura
dal primo piano. – Uh, Dio!
Ed è all’ospedale? – È logico.
– Uh, Pasqualino mio!
I due piccoli sbarrano gli occhi
senza intendere;
la mamma, disperandosi,
si vestì in un lampo,
e li chiude in casa; e scendendo
i gradini con una candela.
– Donna Rache’ – Mio marito
forse è al Pellegrini.
È scivolato dall’impalcatura.
Sì, dal secondo piano.
E man mano quest’impalcatura
sale piano piano.
– Ditemi, fatemi capire.
– Coraggio. – È morto?! – È morto!
Dal quinto piano. Dall’impalcatura.
Mise un piede in fallo.
Per il dolore, senza piangere,
cade e perde i sensi.
È Dio che dà una pausa
A tutte le sofferenze.
E quando la riaccompagnano a casa,
trovano i piccoli
a terra, addormentati. E brillano
in volto due lacrime.

Stanislao Barretta / Redazione Campania

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