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l governatore della Sicilia ha denunciato che dei 13 mila dipendenti regionali con 2600 sindacalisti, ci sono 2350 che usufruiscono della 104. Un paese del messinese ha un assenteista ogni due dipendenti.
Ciò che è venuto fuori in questi giorni, sia dalle dichiarazioni del Presidente della Regione siciliana Musumeci, che dalle indagini del Comando Provinciale dei Carabinieri di Messina, è tuttavia e risaputamente, la punta di un iceberg che dura da decenni.
Non che in altre parti d’Italia sia diverso. Ad esempio: al Sud c’è il noto assistenzialismo che altro non è che legalizzato clientelismo e favoritismo in cambio di “prestazioni” e voti, in sostanza voto di scambio legittimato e diffuso, ormai la prassi elettorale; al Nord impera la cassa integrazione con risaputo altro parallelo lavoro.
Ci vorrebbe l’onestà intellettuale, ma anche etico coraggio, da parte di un Governo e di un Parlamento, ovviamente rinnovato nelle persone e nella mentalità, ma come anche nella Magistratura in tutta la sua totalità giurisprudenziale, di rivedere le norme, sentenze e regolamentazioni, che in questi decenni hanno chiaramente favorito un generalizzato corrotto sistema italiano, costituito pure da eserciti di mantenuti nel sistema pubblico-politico, a cominciare dagli scranni più alti e tutti a carico di chi paga le tasse o facendo debito pubblico, spesso con grave danno per chi poi è realmente in difficoltà o necessità di civile aiuto e sostegno sociale e quindi pubblico.
I due recenti casi.
Regione Sicilia.
La singolare denuncia è arrivata dal presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci. «È possibile che su 13mila dipendenti, 2.350 usufruiscano della legge 104?», ha detto Musumeci in conferenza stampa ai giornalisti presenti. La legge 104 del 1992 garantisce l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti dei disabili e di coloro che devono occuparsi di loro. Nel 2016, secondo i dati del conto annuale del Tesoro, alla Regione Sicilia i dipendenti hanno usufruito della legge per 169.496 giornate: 80.659 utilizzate da uomini e 88.837 da donne. A ciò si aggiungano 2.600 dipendenti dirigenti sindacali che per legge non possono essere distaccati. Musumeci infatti, oltre al caso dei dipendenti che beneficiano della legge 104 per assistere congiunti malati (tra questi ci sarebbe chi addirittura, ha sostenuto il governatore, si sarebbe fatto adottare per usufruire dei benefici) ha evidenziato un altro fenomeno: «2.600 dipendenti sono dirigenti sindacali e non possono essere distaccati … Ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Basta, il tempo dei giochetti e dei ricatti reciproci è scaduto». Sui nuovi concorsi alla Regione, Musumeci ha affermato: «Il tema va affrontato col governo nazionale, aspettiamo che si formi».
Messina, Ficarra.
Il Comando Provinciale Carabinieri di Messina ha dato esecuzione ad una ordinanza applicativa di misura cautelare personale interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio e/o servizio, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Patti (ME) su richiesta di quella Procura della Repubblica, nei confronti di 16 soggetti, su 23 indagati, ritenuti responsabili di truffa aggravata e continuata ai danni dell’Ente Pubblico e di false attestazioni o certificazioni. Il provvedimento scaturisce dagli esiti di una complessa attività di indagine, sviluppata sin dal 2016 dalla Compagnia di Patti, le cui risultanze hanno consentito di documentare, anche mediante attività tecnica di videoripresa, una cronica, diffusa e generalizzata abitudine degli indagati, dipendenti a vario titolo del Comune di Ficarra (ME), ad allontanarsi fraudolentemente dai rispettivi uffici in assenza di ragioni di servizio ed al solo fine di attendere a incombenze di carattere strettamente personale, provocando così evidenti disservizi all’utenza e recando grave nocumento all’immagine ed alle casse dell’Ente comunale di appartenenza. I medesimi indagati, infatti, evitavano dolosamente la timbratura dei cartellini o della scheda magnetica in modo da non far risultare i periodi di assenza e subire le conseguenti decurtazioni retributive. Nel complesso, dunque, venivano rilevate e cristallizzate dagli inquirenti circa 650 assenze arbitrarie per un ammontare complessivo di oltre 12.500 minuti. Tra i 16 destinatari della misura cautelare figurano – tra l’altro – 3 dirigenti, rispettivamente delle area tecnica, amministrativa ed economico-finanziaria, i quali rispondono per i succitati reati in concorso materiale con gli altri indagati, in ragione dell’omissione di qualsivoglia forma di controllo nei confronti del personale dipendente.
Come anche evidenziato, dunque, dall’Autorità Giudiziaria che ha pienamente condiviso gli esiti dell’attività investigativa facendoli propri nell’odierno provvedimento, i militari dell’Arma hanno svelato l’esistenza di un vero e proprio “sistema fraudolento e patologico” ai danni della Pubblica Amministrazione, sviluppatosi e rafforzatosi nel tempo in un contesto di “anarchia amministrativa”, laddove l’azione dei pubblici dipendenti era svincolata da qualsiasi forma di controllo ed il doveroso rispetto delle regole veniva abbandonato alla discrezione ed all’arbitrio dei singoli. Insomma un sistema di malaffare che per i suoi caratteri di pervasività e diffusione nel contesto amministrativo del comune nebroideo, non poteva che realizzarsi e reggere nel tempo attraverso atteggiamenti di granitica complicità tra i singoli indagati ed in particolare tra coloro che avrebbero dovuto esercitare funzioni di controllo e coloro che avrebbero dovuto essere i controllati; il tutto per perseguire personali ed illeciti benefici, in un clima di cronico disinteresse per le funzioni pubbliche svolte e di totale assenza di senso del dovere.
Come se ne uscirà mai ?
Non c’è stata probabilmente nel tempo e di tutta notorietà, la reale volontà di uscirne. Abbiamo sempre avuto annose retoriche dai Governi e Parlamenti di turno, che infatti non sono approdate in concreto a nulla. Tutti sono esperti, competenti, saggi, propositori, ma poi chiaramente facenti parte in modo dissimulato, direttamente o implicitamente, del legalizzato stagnante sistema italiano (e siciliano) pubblico-giuridico-amministrativo, sicché ogni aspetto poi rimane tale e quale, incancrenendosi.
Purtroppo così continuando la soluzione potrebbe arrivare, ma inquietante. Ci ritroveremo a dovere fare i conti con i nostri debiti pubblici, sia nazionale, che regionali e comunali. L’Italia avrebbe infatti debiti nei confronti di banche estere per diverse centinaia di miliardi di euro, le quali (detto semplicisticamente) tramite la BCE con il suo Quantitative Easing, per adesso si sono comprate a tasso zero una buona parte di titoli di Stato italiani. Tale procedura dovrebbe cessare, pare, nel 2019. E sul punto ci sono più visioni. C’è chi dice che ci sarà solo un graduale e limitato aumento degli interessi internazionali e bancari. Chi altri invece prevede persino l’uscita dell’Italia dalle nazioni cosiddette virtuose dell’Unione Europea per confluire in una sorta di gruppo circoscritto di Stati fallimentari.
Oppure, se invece si riesumasse un po’ di buon senso da genitore di famiglia e una umana onestà intellettuale, dovrebbe partire dagli scranni ai vertici, un sano esempio ma anche un imperativo comando, ovverosia, dal Presidente della Repubblica, Presidente della Consulta, Vicepresidente del CSM, Presidente del Consiglio, Presidenti del Senato e della Camera, Presidenti delle Regioni e così via a scalare, tutti insieme, dovrebbero indire una conferenza seria, con punti specifici, inderogabili e da attuare entro e non oltre un breve termine, al fine di riportare in questa Nazione la vera correttezza civile, la sociale redistribuzione economica, la trasparenza amministrativa e la legalità etica.
Diversamente così continuando e cannibalizzandoci, con la regola che chi è più forte (per leggi, sentenze, regolamentazione o criminalità, sia singolarmente che corporativamente oppure per clan) si mangia tutti gli altri, sarà solo una questione di tempo che dall’estero ci comprino all’asta. E con le trasversali pletore di predoni, mercenari, lucciole, parassiti, kapò, codazzi e mercanti di concittadini, che ci sono visibilmente sparsi nel sistema pubblico-politico-sociale italiano, i prezzi saranno al ribasso, come carne andata a male da riciclare.
Adduso Sebastiano
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