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Sicilia: La Corte dei Conti rigetta la proposta di spalmare il debito in dieci anni

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La Corte dei Conti ha di fatto respinto la proposta della Regione di spalmare il disavanzo in dieci anni per non gravarlo sulle future generazioni.

La Corte dei Conti ha implicitamente rigettato la proposta del Governo regionale siciliano di centrodestra, guidato da Nello Musumeci, di spalmare in dieci anni il rispettivo disavanzo. Una proposta che sarebbe passata attraverso un nuovo riaccertamento straordinario dei residui. Una “rateizzazione” che i Magistrati contabili hanno considerato “inopportuna“. La motivazione, in sintesi, sarebbe che così si scaricano sulle future generazioni gli effetti degli errori compiuti dalla politica in passato.

La concreta indicazione è contenuta all’interno del parere delle Sezioni riunite in sede consultiva della Corte dei Conti, una valutazione resa sulla proposta di decreto legislativo in attuazione dello Statuto proposto dalla Commissione paritetica Stato-Regione. La Regione quindi non è la diretta destinataria, ma è come se lo fosse.

L’ultimo articolo di tale parere riguardava la possibilità di introdurre delle nuove norme per ripianare il maggiore disavanzo. Proprio su questo argomento i Magistrati contabili lo hanno ritenuto “inopportuno”.

Per le Sezioni unite della Corte dei Conti costituisce “fattispecie per certi aspetti analoga” a un caso su cui si era già espressa negativamente la Corte Costituzionale. Proprio sul tema infatti la Consulta aveva deciso di impedire la possibilità che il disavanzo scoperto dopo il riaccertamento straordinario potesse essere spalmato in un lungo periodo di tempo. Lo scopo è evitare che si registri una violazione dell’equità intergenerazionale e cioè che i figli, o addirittura i nipoti, paghino i debiti dei nonni e dei padri.

“L’ultimo comma dell’art. 8 – si legge nel parere – condiziona l’efficacia di queste disposizioni al parere di queste sezioni riunite nella sede consultiva”. Adesso potrebbe invalidarsi il piano della Regione per scongiurare il pericolo di dover trovare circa un miliardo e mezzo da trovare entro la legislatura. Cioè entro i prossimi tre anni.

Il disavanzo in cui si trova la Regione Sicilia affonda le sue radici nei precedenti Governi. Stando pure a quanto sempre detto e a più riprese dal Presidente della Regione Nello Musumeci e dall’Assessore all’Economia Gaetano Armao, già nel 2015 non sarebbe stato accertato l’intero disavanzo lasciando all’interno del bilancio regionale un baratro pronto ad aprirsi in occasione dell’approvazione dei rendiconti successivi. Il tentativo dell’attuale Governo Regionale era dunque di rifare l’operazione di accertamento per riuscire a evitare un piano di rientro in soli tre anni e, di conseguenza, la necessità di trovare quelle cifre attraverso tagli al bilancio.

Ma i Magistrati contabili sono stati di diverso avviso poiché questa operazione riguarda “gli istituti fondamentali dell’armonizzazione contabile” e pertanto una tale competenza sarebbe riservata alla norma statale.

“Infatti – esplicitano le Sezioni riunite in sede consultiva della Corte dei Conti – dalla sua applicazione può discendere l’effetto che non venga conferita certezza nell’attuazione della nuova contabilità, rimettendo in discussione il riaccertamento già effettuato e allungando i tempi della piena operatività della riforma”. In pratica per i Magistrati contabili il riaccertamento compiuto nel 2015 non è più ripetibile. E così, non è più possibile spalmare in un lungo periodo il disavanzo emerso successivamente. Il timore è che adesso per la Sicilia e i siciliani si aprirà un periodo di così tale tassazione e riduzione di servizi e investimenti per ridurre le spese e rientrare nei tre anni dal disavanzo.

Sulla questione è intervenuto il deputato regionale siciliano dei cinquestelle Luigi Sunseri <<Dal parere reso dalla Corte dei conti in sezioni riunite (in sede consultiva) in merito allo schema di decreto legislativo recante: “Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Siciliana in materia di armonizzazione dei sistemi contabili, dei conti giudiziali e dei controlli”: la Corte ha BOCCIATO un nuovo riaccertamento straordinario. Cosa vuol dire? Hanno sostanzialmente detto di “no” alla proposta della Regione di spalmare in dieci anni il proprio disavanzo. Una “rateizzazione” che i magistrati hanno considerato “inopportuna”. Per i meno tecnici… cos’è il disavanzo? È lo squilibrio che si crea quando in un bilancio le uscite superano le entrate. Ripianare il disavanzo di un bilancio in archi temporali troppo ampi, rispetto all’ordinario ciclo di bilancio, presenta profili di incostituzionalità. Lo ha detto e ripetuto più volte la Corte Costituzionale. L’ho detto decine e decine di volte io in aula e in commissione bilancio. Perché? È semplice. Ha evidenti ricadute negative in termini di equità intergenerazionali. La lunghissima dilazione temporale finisce per confliggere con elementari principi di equità intergenerazionale, atteso che sugli amministrati futuri verranno a gravare sia risalenti e importanti quote di deficit, sia la restituzione dei prestiti autorizzati nel corso della procedura di rientro. Ciò senza contare gli ulteriori disavanzi che potrebbero maturare negli esercizi intermedi, i quali sarebbero difficilmente separabili e imputabili ai sopravvenuti responsabili. Se si vuol esser credibili occorre presentarsi con un piano di RIFORME tale che possa aumentare le entrate e diminuire le spese, provando a sanare un bilancio che ormai appare distrutto. Se tutto ciò Musumeci non intende farlo ha due strade. Dimettersi o spegnere tutte le luci della Regione e mettere in vendita Palazzo d’Orleans>>.

Vivicentro-Sicilia si era occupato più volte della situazione finanziaria della Regione. Qui alcuni recenti articoli “ 24 Agosto 2019 Regione Siciliana, altro disavanzo di 400 milioni di euro e si arriva al momento a 7,3 miliardi”, “18 Settembre 2019 Il Governo regionale siciliano in difficoltà finanziarie”, “26 Ottobre 2019 La Regione Siciliana carente di liquidità. Bilancio provvisorio”.

Il disavanzo, detto in termini semplicistici, non è un debito bensì uno squilibrio fra le entrate e le uscite. Se le uscite superano le entrate allora nasce il disavanzo. Questo squilibrio va sanato per per ristabilire la regolarità dei conti, nella fattispecie della Regione Siciliana, la quale avrebbe a questo punto due strade: aumentare i tributi (l’estorsione fiscale) quindi le entrate, oppure  diminuire le spesa e pertanto operare tagli al bilancio.

A

dduso Sebastiano

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