La villetta era stata realizzata abusivamente come tanti immobili della zona, tutti edificati nell’alveo originario del fiume Milicia che nella notte del 3 ottobre si è ripreso il suo territorio, allagando e travolgendo tutto quello che incontrava. L’acqua ha invaso l’abitazione e ucciso nove persone: donne, uomini, bambini riuniti per festeggiare la ricorrenza dei defunti e un compleanno. La villetta non era loro. Erano in affitto e la usavano per il week-end e per le vacanze.
Nel 2008 il Comune di Casteldaccia (comune alle porte di Palermo) ne aveva disposto la demolizione poiché era impossibile sanarla visti la distanza dal fiume Milicia nonché il vincolo di inedificabilità assoluta che gravava sulla zona.
I proprietari tuttavia hanno fatto ricorso al Tar contro l’abbattimento e l’edificio è rimasto in piedi per dieci anni. Una storia su cui i Magistrati di Termini Imerese, che hanno aperto un fascicolo sulla tragedia, cercheranno di far luce.
La pratica relativa all’immobile è stata sequestrata su ordine del procuratore Ambrogio Cartosio che stamattina ha sorvolato in elicottero la zona. «Ho visto il disastro – ha commentato – cercheremo di capire bene cosa è accaduto, ma la villetta era certamente a meno dei 150 metri dal fiume che la legge impone come zona di rispetto».
L’opinione.
Come scrivevamo da queste pagine ad agosto 2017 “Il sindaco lasciato solo da leggi codarde”, uno Stato serio non dovrebbe lasciare l’onere al Comune e quindi ad un sindaco di combattere l’endemico abusivismo e tanto più per legge a quest’ultimo di procedere da solo per la demolizione.
La tragedia di quanto avvenuto a Casteldaccia in provincia di Palermo, ove sono morte nove persone di un’intera famiglia tra cui due bimbi (sommersi dalla improvvisa piena del limitrofo torrente ingrossato dal nubifragio che imperversava fino a ieri nella Sicilia occidentale) è più cocente e angosciante che mai, in quanto sono drammi che di certo si potrebbero evitare, poiché si tratta di persistenti modi di vita che in una Nazione e in una Regione del 21° secolo, occidentale, civile, democratica repubblicana, andrebbero anche forzosamente corretti, ma che al contrario sono quasi implicitamente agevolati, veicolati e a volte obbligati, da una decennale deviata pubblica amministrazione e politica, siciliana e italiana, che invece di dare celere risposte alle richieste dei cittadini e specialmente ai siciliani, si trascina deliberatamente per anni le decisioni e situazioni in modo dispotico e chiaramente preordinato, così da creare sudditanza, bisogno, clientelismo e scambio di voto, che poi significa anche illegalità, evasione fiscale, mercimonio, mazzette, a volte pure criminalità, garantendosi potere, elettorato, remunerazioni, tangenti, codazzi, sottomessi, ecc.
Questo Stato italiano si assuma una volta per tutte le sue dovute responsabilità nel far fronte anche all’endemico abusivismo, che risaputamente significa anche evasione fiscale e pure criminalità.
Tutti hanno già dimenticato cosa accadde qualche anno addietro all’ex sindaco di Licata che dovette essere posto anche sotto scorta dopo l’incendio di due sue abitazioni e che alla fine si dimise per tornare a fare l’insegnante.
Se lo Stato decreta, peraltro anche tramite Magistratura, la demolizione di un’abitazione, che sia allora sistematicamente lo Stato medesimo, con l’esercito se necessario, ad eseguire le sentenze di demolizione e non invece che delega in modo giuridicamente obbligato un Sindaco che di conseguenza si espone (notoriamente) al ribaltamento del consenso elettorale, a quello consiliare e soprattutto mettendo anche a rischio la sua persona e la rispettiva famiglia. Solo uno Stato elusivo può pretendere ciò, in quanto sa già che il singolo sarà in un modo o nell’altro sopraffatto e pertanto nulla accadrà.
L
’immagine è tratta dal corriere del mezzogiorno.
Adduso Sebastiano
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