Circa cinquanta adolescenti di Palermo sono sotto osservazione da parte della Procura dei minori che progetta di allontanarli dall’ambiente familiare dove circola e si traffica droga. Potrebbero presto anche diventare più numerosi. Non solo i bambini verrebbero trasferiti nelle strutture di accoglienza accreditate ma verrebbe anche disposta la misura della decadenza della responsabilità genitoriale. In questo caso si aprirebbero per i piccoli destini molto incerti.
Lo ha annunciato, nell’intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario, il Procuratore generale di Palermo, Annamaria Palma Guarnier “La Procura dei minori ha avviato un progetto senza precedenti, sulla base di alcuni episodi recenti”.
Cinque bambini nelle ultime settimane sono finiti in ospedale per avere ingerito a casa sostanze stupefacenti. Altri sono stati ripresi dalle Forze di polizia mentre aiutavano i genitori a confezionare droga da spacciare. In questo scenario i bambini sono vittime due volte: prima quando vengono coinvolti attivamente nei traffici e poi quando diventano soggetti vulnerabili, soggetti ad ogni condizione, devianza e violenza.
Si tratta di adolescenti che non vanno neanche a scuola (l’evasione a Palermo arriva al 27%) e vengono coinvolti in attività criminali. Bambini e ragazzi che invece contano i soldi dello spaccio. Sono duemila i procedimenti avviati con imputati minorenni.
La Sicilia è la terza regione italiana dove si spaccia più droga. Il traffico viene gestito, anche con la complicità di agenti penitenziari e da persone detenute.
“È un imperativo categorico – ha detto l il Procuratore generale di Palermo – difendere i più piccoli e i più fragili”.
Una serie di indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, ha alzato il livello di allarme: 2 novembre, Sperone: 58 misure; 23 novembre, Vucciria: 11 misure; 30 novembre, Passo di Rigano: 12 misure; 6 dicembre, Partanna Mondello, Borgo Nuovo e San Giovanni Apostolo (ex C.E.P.), i cui rifornimenti partivano da Ballarò: 31 misure. In particolare l’investigazione sui 58 spacciatori nel quartiere Sperone, descritto dalle cronache come un vivaio del crimine, ha mostrato attraverso i video che lo smercio di stupefacenti avveniva anche davanti le scuole del quartiere, utilizzando minorenni per le consegne con ai vertici dell’organizzazione anche madri e mogli dei boss. Intere famiglie, bambini e adolescenti compresi, impegnati nel confezionamento delle dosi spacciate direttamente da casa oppure nascoste negli zaini usati per la scuola che non viene frequentata. La rete di spaccio veniva diretta anche dal carcere e alcuni detenuti davano ordini all’esterno usando smartphone introdotti in cella con la complicità di agenti penitenziari.
Nel luglio del 2019 il Procuratore aggiunto di Messina aveva detto in una conferenza stampa in merito a solo tale città e provincia “… ancor di più nei periodi estivi ovviamente, sono letteralmente invase dalla droga. Ci sono enormi quantitativi di sostanze stupefacenti in giro, sono tantissimi i consumatori, anche minorenni …”.
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