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Castellammare di Stabia

Sfida tra megacittà la frontiera dell’innovazione M. MOLINARI *

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SFIDA – Sono le megacittà la nuova frontiera dell’innovazione tecnologica. Nel 1950 i centri urbani con oltre un milione di abitanti erano 77, oggi sono 501 e nel 2030 saranno 601.

Sfida Megacittà – La loro moltiplicazione traina la crescita umana del Pianeta ed a dimostrarlo c’è il fatto che, secondo le più recenti previsioni dell’Onu, entro il 2050 ben 7 abitanti su 10 vivranno in una megacittà dando vita ad un riassetto geo-economico dell’umanità destinato ad avere conseguenze dirette per ognuno di noi. Come riassume al «Wall Street Journal» Luis Bettencourt, ricercatore di Dinamica urbana all’Istituto di Santa Fe del New Mexico, negli Stati Uniti, «il mondo intero si sta urbanizzando ad una velocità da capogiro» e ciò porterà alla «costruzione di più infrastrutture cittadine nei prossimi 50 anni di quante ne abbiamo realizzate nel corso della nostra Storia».

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asti pensare che al momento il 30 per cento del pil globale e la maggiore fonte di innovazione tecnologica vengono dalle 100 città più popolose, come attesta una ricerca di McKinsey & Co. Da qui l’interrogativo su come progettare il governo, la gestione e lo sviluppo di un’accelerazione umana destinata non solo a far aumentare di un milione di anime la popolazione di New York e di un miliardo le abitazioni in Cina ma anche a concentrare nelle più popolate città italiane ed europee la maggioranza dei nostri concittadini.

Una prima risposta la diede Michael Bloomberg quando, poche settimane prima di lasciare la guida di New York nel dicembre 2013, firmò un ambizioso piano di riassetto urbano teso a ridefinire quartieri, vie di comunicazione ed infrastrutture per far fronte ai cambiamenti climatici come anche a sfruttare le fonti di energia rinnovabile. Quella mappa sul riassetto della prima città del Pianeta divenuta megalopoli – negli Anni Cinquanta del Novecento – è una finestra sul futuro perché include turbine sottomarine nelle acque dell’East River, atenei digitali a Roosevelt Island, impianti eolici sui grattacieli e l’allontanamento degli abitanti dalle zone più esposte ad inondazioni. E ora un altro newyorkese, Gregory Dobler, aggiunge un tassello in più: si tratta di un astrofisico della New York University che assieme ad un gruppo di colleghi ha deciso di sfruttare le competenze accumulate nell’osservazione del cosmo per studiare il panorama di Manhattan. Negli ultimi due anni, dall’osservatorio del loro ateneo, scattano ogni dieci secondi un’immagine dell’isola al cuore di New York City. L’intento è registrarne ritmi, pulsazioni, luci, fumi e quant’altro producono i suoi abitanti per riuscire a comprenderne l’evoluzione, proprio come si fa con le stelle. E’ uno studio che contribuirà a determinare posizione e funzioni dei sensori digitali che dovranno tastare il polso alle megalopoli, in tempo reale, al fine di seguire, analizzare e comprendere – attimo per attimo – l’uso dell’energia, la qualità dell’aria e dell’acqua, il tasso di inquinamento, i livelli di traffico e calore come anche i ritmi di costruzione, i tempi del sonno e del lavoro.

Questa ricerca del «Center for Urban Science and Progress» della «Nyu» suggerisce quanto la tecnologia dell’innovazione sia destinata ad accompagnare l’urbanizzazione del XXI secolo. Sarà una generazione di sensori a consentire ad amministratori, sindaci, aziende e quartieri di avere più informazioni – e dunque più opzioni – per migliorare i servizi e la vita degli abitanti. E’ una sfida che riguarda anche l’Italia perché oltre alle due megacittà che già abbiamo – Roma e Milano – ve ne sono almeno altrettante che lo diventeranno – Napoli e Torino – senza contare le potenzialità di crescita di Palermo e Genova. Poiché in alcuni di questi grandi centri si andrà presto a votare per scegliere i sindaci è bene tener presente come l’innovazione tecnologica delle megacittà è destinata a diventare il terreno di confronto fra leader determinati a guidare il futuro o incapaci di comprenderlo.

*lastampa / Sfida tra megacittà la frontiera dell’innovazione MAURIZIO MOLINARI

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