La decisione del Tribunale sulle presunte minacce ai calciatori in Roma- Fiorentina di Europa League nel 2015
R
oma- Era il 19 marzo 2015 quando allo stadio Olimpico stava per concludersi l’avventura della Roma in Europa League: sconfitti per 3 a 0 dalla Fiorentina, i giallorossi uscivano fuori dalla competizione europea.
Al termine della gara iniziò la protesta degli ultras giallorossi con minacce, sputi e lanci di accendini. Striscioni e cori inneggiavano ad una vendetta nei confronti dei calciatori, apostrofati, tra l’altro, come mercenari e avvisati di diventare presto “ostaggio” del gruppo rivoltoso (“Uscirete dallo stadio quando lo diciamo noi”, secondo le annotazioni della Digos riportate da Il Tempo, e “Attenti quando andate in discoteca”).
Il primo intervento diretto a sedare la contestazione fu ad opera dei calciatori della Roma: il primo a recarsi sotto la Curva Sud fu Francesco Totti, l’allora Capitano dei giallorossi, seguito poi dalla sua squadra. Sull’episodio indagò la Digos che definì l’atteggiamento dei tifosi come “una strategia volta a creare disordini e a turbare l’ordinato svolgimento della competizione sportiva”.
Nelle dichiarazioni rese dal Capitano agli inquirenti emergeva che i calciatori erano stati insultati e bersagliati da accendini e boccette di plastica, ma non erano stati minacciati. “Ci siamo recati sotto la Curva spontaneamente per calmare le ostilità, per evitare che quel clima teso portasse a conseguenze imprevedibili”. Queste le parole del pupone al tempo dell’accaduto, lo stesso dichiarava di non essersi spaventato per l’atteggiamento dei tifosi che chiedevano un chiarimento. Dai verbali degli inquirenti emerge invece che era di diverso avviso l’allora portiere giallorosso Morgan De Sanctis, oggi team maneger della società capitolina. Lo stesso si diceva spaventato dall’aggressività dei tifosi e dal lancio degli accendini che colpirono anche Pjanic.
A distanza di due anni, il Tribunale che ha esaminato il caso, riscontrato la veridicità delle dichiarazioni di Totti, De Rossi e De Sanctis, e visionato i filmati acquisiti (relativi a quella serata), emette il suo responso: non ha ravvisato nei comportamenti degli ultras alcuna costrizione né alcuna forma di pressione tale da coartare la libertà dei calciatori di autodeterminarsi. Dunque un comportamento, quello dei calciatori, effettivamente spontaneo dettato solo dalla necessità di calmare una situazione che poteva degenerare. Gli indagati di questa “aggressione” verbale sono dunque stati assolti dall’accusa di minacce al Capitano e tre dei quattro imputati sono stati condannati a due mesi di reclusione “solo” per aver tentato di scavalcare la recinzione.
In tutto ciò, alcuni ultras non hanno gradito le dichiarazioni rilasciate dal nuovo team manager giallorosso in sede di indagini, a lui hanno perciò indirizzato alcuni slogan spiacevoli ed una frase inequivocabile: “Morgan De Sanctis, spione infame”. Si apre un nuovo capitolo su questo caso, ripartono le indagini.
Cit. Fonte: Il Tempo
Maria D’Auria
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