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Scafati, sequestrò e lanciò il rivale in amore giù dal balcone: arriva la condanna

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Undici anni di reclusione per il tentato omicidio del rivale M. Montella, lanciato giù dalla finestra a seguito di una lite, finito in ospedale in gravi condizioni.
I giudici, riferisce laCittàdiSalerno, hanno emesso la sentenza di primo grado riconoscendo colpevole E. Berritto, difeso dall’avvocato Alessandro Laudisio, al termine del processo di primo grado, con l’interrogatorio dell’imputato svolto prima di chiudere il dibattimento. «Siamo amici ma non lo vedevo da anni», aveva spiegato l’imputato rispondendo alle domande del pm Roberto Lenza . «Sono cose che possono capitare. Io quando è successo il fatto stavo ai domiciliari da un’altra parte».
Montella, 37enne angrese, fu bersaglio di un violento pestaggio al termine del quale venne lanciato dalla finestra, il diciotto febbraio del 2009, da un gruppo di quattro persone che sequestrò l’uomo ad Angri, per poi portarlo a Scafati, dove, al termine di un selvaggio pestaggio con mazze e bastoni fu buttato giù. Secondo la testimonianza di Montella l’obiettivo degli aggressori era quello di farlo cadere da un piano più alto, ma fallì quando la vittima aprì gli occhi, in modo imprevisto, chiedendosi cosa stesse succedendo. La reazione del gruppo paradossalmente gli salvò la vita. Gli ignoti delinquenti rimasti non identificati scaraventarono il ragazzo dalla finestra del palazzo causandogli ferite al cranio, politraumi alla testa, lesioni ossee e diverse altre fratture tra cui una alla rotula.  L’azione violenta sarebbe nata da una presunta relazione sentimentale intrattenuta dall’angrese con la compagna del pregiudicato scafatese. Il processo, celebrato davanti ai giudici del collegio del tribunale di Nocera Inferiore presieduto da Raffaele Donnarumma , era andato avanti senza la vittima, con verbali di vane ricerche andati avanti nel tempo, con la svolta nel corso delle fasi finali del dibattimento. Berritto fu arrestato nel 2005 per detenzione illegale di parti di arma e munizionamento, subendo altri provvedimenti restrittivi legate allo spaccio, con periodi di detenzione domiciliare coincidenti con l’episodio. Il pm aveva chiesto 15 anni.

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