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Sanremo, Laura Pausini apre le danze: “Devo badare all’emozione, può giocare brutti scherzi”. ERNESTO ASSANTE*

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Con l’ospite Pausini, reduce dai successi mondiali, parte domani la nuova edizione del festival. “È un palco difficile, in passato non ho cantato bene”.

SANREMO sta per tirare su il sipario: domani sera inizia la sessantaseiesima edizione del Festival. E sul palco dell’Ariston, dopo dieci anni di assenza, tornerà Laura Pausini. È per lei un periodo intenso, segnato dall’uscita, prima di Natale, dell’album Simili, dal successo negli Usa come conduttrice del talent show La banda e tra breve dall’inizio di un grande tour mondiale, che sarà in Italia a giugno, il 4 e il 5 allo Stadio San Siro di Milano, l’11 all’Olimpico di Roma (dove la Pausini avrà come “special guest” Biagio Antonacci) e il 18 all’Arena della Vittoria di Bari. Maprima c’è Sanremo.

Laura, ancora una volta si torna sul “luogo del delitto”: il Teatro Ariston…
«Lo so che può sembrare incredibile dopo tutto quello che ho fatto, ma Sanremo è ancora il palco che mi emoziona di più. Ancora oggi, quando passo in macchina da quelle parti e vedo il cartello con la scritta “Sanremo” mi batte il cuore più forte. Il Festival ha segnato il cambiamento più grande della mia vita, l’inizio di tutto con La solitudine. E l’emozione gioca brutti scherzi: sono andata due volte come ospite, una con la Carrà e una con Panariello, e non ho cantato bene. Quest’anno vado a festeggiare i 23 anni dalla prima volta, quella ragazzina lì la voglio salutare su quel palco e spero di poterlo fare in maniera speciale».

Di “speciale” c’è molto nel suo lavoro.
«Non riesco ad annoiarmi, perché ogni volta scopro qualcosa di nuovo. È sempre stato così: la musica è la mia prima passione e attraverso la musica ho scoperto libri, film, ma anche la televisione, o i social network, che amo seguire personalmente ».

È davvero lei che li segue?
«Si, mi dicono che dovrei farmi aiutare, che dovrei curare la parte marketing dei social, che per arrivare a un numero più grande di persone ci sono strategie che io ovviamente non conosco. Ma a me i social piacciono per il rapporto diretto con chi mi ascolta, mi piace sapere cosa pensa di me la gente, come mi vedono. Quindi lo faccio da me».

Com’è arrivata, invece, a fare la conduttrice televisiva?
«Il mondo della tv ho cominciato a prenderlo in considerazione a causa dei miei fan. Per tanti anni ho fatto le feste del mio fan club che erano una sorta di piccoli programmi televisivi in cui conducevo una specie di spettacolo, con premi, interviste con i ragazzi, anche con quelli che arrivavano dall’estero. Mi è piaciuto, serve anche quello a tenermi viva e a non rendere monotono il lavoro della musica, che non è monotona in sé, ma quello che c’è attorno, la promozione…».

E le interviste…
«Le interviste no, non sono tutte uguali, ci sono momenti in cui le domande ti costringono a ragionare su cose alle quali non hai pensato, o ti permettono di ascoltare punti di vista differenti. O di conoscere persone nuove».

Nel suo ultimo album ci sono canzoni che segnano un forte cambiamento nello stile…
«Si, soprattutto i pezzi scritti da Biagio Antonacci e da Giuliano Sangiorgi. Dopo Troppo tempo composta per me da Ivano Fossati molte cose sono cambiate. È stato lui a farmi capire che in quella canzone non dovevo modificare niente, non dovevo “adattarla” al mio stile».

Il cambiamento si rifletterà anche nel tour?
«Ho preparato due scalette diverse al computer, ma in entrambe la canzone di Giuliano, Sono solo nuvole, sarà uno dei punti focali. Quello chemi interessa è mettere insieme le mie due anime, quella matura e quella ragazzina, mettere in sintonia Beyoncé con Fossati. Non voglio un concerto che sia solo un “Best of”».

La sua crescita è anche sociale e politica. Si è spesa molto in favore delle unioni civili.
«Abbiamo un paese moderno che però fa fatica a trasformare in legge cose come questa. I nostri parlamentari dovrebbero rappresentare i cittadini e non le loro scelte sessuali, e tutti loro, seguendo la costituzione, dovrebbero rappresentare l’uguaglianza e la democrazia nel modo di vivere. E non è un fatto di moda, sono venti anni che ne parlo anche nei concerti. Credo che nessuno abbia spiegato bene di cosa stiamo parlando, non di religione, ma di diritti umani. E mi fa vergognare pensare che siano passate leggi certamente meno importanti di questa».

 

*larepubblica

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