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Castellammare di Stabia

San Giovanni Rotondo e quella spiritualità perduta (VIDEO)

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San Giovanni Rotondo meta di un viaggio pensato e desiderato da tanto, chiamiamolo pure pellegrinaggio, con l’intento di ritrovare quel filo conduttore tra la mia anima ed il mondo che mi circonda.

San Giovanni Rotondo – Un viaggio pensato e desiderato da tanto con il desiderio “ardente” di ritrovare quella fede “impalpabile” eppur, a detta di molti  forte ed inesauribile motore dell’intero universo. La necessità personale di placare quelle domande che, laceranti, puntigliose ed imperterrite punzecchiano l’anima senza darle tregua, come un tarlo che continua a scavare, creando cunicoli e labirinti rimbombanti e vuoti. Aspettative alte, forse troppo, per una persona razionale come me! Perché però non puntare alto? Perché aver sempre paura dell’inevitabile delusione? Piena di entusiasmo, emozione e buoni propositi, inizia così questa chiamiamola pure “avventura spirituale”.

La mia meta è la Puglia, precisamente San Giovanni Rotondo (FG) un paesino di circa 27000 abitanti, conosciuto in tutto il mondo per aver ospitato in vita ed in morte San Pio da Pietralcina. Un viaggio tranquillo, da casa mia, circa tre ore; mentre osservo il paesaggio, noto similitudini strane con il mio essere. Osservo una terra a tratti arida, ciottolosa, impervia, ma, l’uomo in alcuni punti, con caparbietà, costanza e dedizione è riuscito a renderla coltivabile, creando vere e proprie verdi oasi. Forse il cammino di fede è così, penso tra me e me, impervio, spigoloso, duro e faticoso, ma infondo si brama alla fertilità ed alla crescita dell’anima, e poco non è… le cadute saranno contemplate…le radici devono ben affondare nella terra per prendere tutto il nutrimento necessario perché la pianta sia sana e cresca forte ed invincibile (anche per l’anima sarà così!). Continuo il viaggio sempre più convinta di voler denudare la mia anima e sopire la ragione, quella parte razionale di me, che troppo ha prevaricato su tutto in questi ultimi anni, voglio ritrovare quella Compassione e quella voglia di credere ancora nel prossimo; rivoglio la “non rassegnazione”  ad un mondo che ci sta crollando sotto i piedi ed il non fare più spallucce con il solito: ”doveva andare così o io che ci posso fare?”.

Arrivati, poso frettolosamente le mie cose in camera e mi avvio verso il Santuario. Fa freddo, tanto freddo, ma ciò non ferma me, come non ferma le centinaia di persone che affollano il posto. Padre Pio, ora, San Pio, è sempre stato una figura da me stimata all’inverosimile. Un uomo “contemporaneo”, (il 26 settembre c.a. sarà celebrato il cinquantesimo anno della sua scomparsa), che ha davvero incarnato il voto della preghiera e povertà. Di origini umilissime, ha piegato a se i grandi della terra, con azioni e parole secche e decise; risaputo poi che non avesse un buon carattere (e questa cosa me lo ha fatto amare ancora di più!). Probabilmente la sua figura la sento molto più reale per le innumerevoli testimonianze documentate sulla sua vita. Padre Pio, per me, non è mai stato “solo” un santino con una preghiera sul retro dell’immagine.

Entro in punta di piedi nella struttura adiacente al santuario per arrivare alla sala delle confessioni, pronta ad iniziare il mio percorso spirituale, ma, la mia attenzione viene rapita da una immensa vetrata alla mia sinistra, ove vi sono una miriade di offerte pubblicitarie su: libri, enciclopedie, calendari, gadget, donazioni …immagini del santo sorridente in ogni salsa ed in ogni veste. Resto parecchio perplessa! Vado avanti, e dietro una grande porta, mi trovo innanzi una sala enorme, sulla mia sinistra vi è in una teca esposto il saio di Padre Pio (sono nel posto giusto, penso!), e volgendo il mio sguardo al centro della sala noto persone in fila, innanzi a dei banchi…alzo gli occhi e vedo: Banco delle benedizioni, banco donazioni, banco richiesta messe defunti ed altri due, di cui non ricordo la finalità. Mi sento un tantino avvilita, mi sembra una grande catena di montaggio, e di mistico qui vedo ben poco. Non demordo. Continuo. Decido di farmi un attimo inglobare da questo vortice e di dedicare una messa al mio papà. Mi danno gentilmente il modulo da compilare, mi spiegano tutto rilasciandomi un talloncino con timbro e sul quale ringraziano per l’offerta (?), a tariffa fissa. Mi sposto in una sala attigua, la sala confessioni, finalmente sento un’aria diversa. Fraticelli multietnici, con volti distesi ed occhioni sorridenti ci accolgono, e ci mettono a nostro agio, e le mie ansie si sopiscono. Dopo la confessione mi dirigo alla basilica ed ascolto la Santa Messa, e si, lo confesso, il mio approccio è diverso. Sento emozione e misticità, dolcezza e sincerità nelle parole del celebrante, sono più tranquilla. Circondata da persone che si trovano lì per atto di fede o chiedere grazie, alcune con il volto contrito, altre piangono, altre con evidenti segni di malattia ed altre come me, solo per ritrovare un sentimento perduto. Mi commuovo. Finita la Messa, si va per il tour della vita del Santo, una full immersion in cui la mente cerca di immaginare la sua giornata tipo. La sedia, la poltrona, i calzari, il saio, la sua cella, dove tanto ha pregato e dicono lottato con il diavolo. Tutti in un reverenziale silenzio sentiamo il misticismo e la magia di cui questo posto è inebriato. Immagino il santo in preghiera o mentre riceve i fedeli, magari insultandone qualcuno (sorrido) e, mi sento far parte per un istante della sua vita. Si continua a camminare, ed entro in un altro corridoio, ove si accede ad un’altra stanza; grandi armadi, in cui vi sono altri oggetti della vita del santo, inizio a guardare, ed il mio atteggiamento cambia, nutro vergogna per ciò che vedo. Spray per il naso, tronchesi per tagliare le unghie, la bacinella dove faceva il pediluvio, una garza di un intervento chirurgico a cui fu sottoposto, pettine, forbicine ed altro…mi sono sentita una usurpatrice della sua intimità. Sono ritornata alla realtà in un colpo. Il troppo voler sapere, la morbosità di entrare così a gamba tesa nella sua vita più intima, no, non sono riuscita ad accettarlo! In me è scattato un senso di protezione nei suoi confronti. Mi sono resa conto che l’uomo o il santo è passato in secondo piano, perché la macchina economica, il potere della speculazione doveva andare avanti. Mi chiedo: Cosa è rimasto della Commiserazine da lui professata? Quando padre Pio (in vita) ebbe l’intuizione di far costruire l’enorme ospedale a San Giovanni Rotondo, La Casa Sollievo della Sofferenza, in tanti provarono a mettere le mani sull’enorme quantità di denaro che arrivava quotidianamente. Anche uomini di chiesa, provarono a sottrargli l’organizzazione di quella enorme opera materiale e spirituale, che senza di lui sarebbe sicuramente naufragata. In soccorso gli venne Paolo VI, che intimò ai superiori di padre Pio di comportarsi con lui come se “non fosse tenuto al voto di obbedienza”. Il Papa poi, cosa più importante, lo sollevò dal suo voto di povertà, consentendogli di amministrare i beni necessari alla costruzione dell’ospedale, di cui padre Pio, era il “padrone legittimo”.

Tutto ciò accadeva con lui in vita, ed ora? Se lui fosse ancora qui, accetterebbe tutto ciò? Uno spaccio che vende gadget all’interno della struttura del santuario? “Donazioni” per rendere la casa di Dio più bella (una vera necessità?) con delle vetrate che vanno da 1900 a 9000 euro? Gentilmente mi hanno dato anche dei bollettini da dare a conoscenti oltre ad indicarmi tutte le possibili modalità di pagamento. Però avrò la certezza, che una volta fatte le donazioni, verrò ricordata ogni mattina ed ogni sera nelle preghiere per i benefattori!

Al rientro del mio viaggio comunque una cosa l’ho capita: io non ho mai avuto problemi con Dio, ma è il suo fan club che mi spaventa a morte!

<strong> Maria Salvi

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