I sacchetti di plastica ultraleggeri e biodegradabili da oggi dovranno essere pagati (da 1 a 10 centesimi) e presenti in scontrino
I
l nuovo anno porta con sé novità rilevanti per in consumatori italiani: da ieri, 1° gennaio 2018, infatti sono operative le disposizioni introdotte dall’art. 9-bis della legge di conversione del d.l. Mezzogiorno (legge 3 agosto 2017, n. 123) che riguardano in particolare i commercianti di generi alimentari.
Da tale data, infatti, dovranno essere distribuiti a pagamento quei sacchetti trasparenti utilizzati per il trasporto di merci e prodotti sfusi, o come imballaggio primario nei reparti di gastronomia, macelleria, pescheria, ortofrutta e panetteria.
Il legislatore si è così adeguato alle previsioni della direttiva UE 2015/720 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2015, che pone l’obiettivo della riduzione dell’utilizzo di borse di plastica in materiale leggero
Sacchetti ortofrutta a pagamento
A dover essere distribuite esclusivamente a pagamento saranno quelle shopper, con o senza manici, idonee al contatto alimentare, aventi spessore della singola pareteinferiore a 15 micron che, soggiunge il testo di legge, dovranno altresì esserebiodegradabili e compostabili (certificate da organismi accreditati ai sensi della normativa UNI EN 13432).
Queste dovranno avere un contenuto minimo di materia prima rinnovabile di almeno il 40%. Un tasso destinato ad aumentare, poiché dal 2020 salirà al 50% e dal 2021 al 60% (leggi anche: Buste plastica e sacchetti frutta e verdura a pagamento dal 1° gennaio).
Quanto costeranno le shopper trasparenti?
I sacchetti biodegradabili a norma di legge dovranno essere adottati sia dagli esercizi commerciali della grande distribuzione, sia nei piccoli negozi e avranno un costo variabile: si presume una cifra tra 1 e 5 centesimi che potrà arrivare sino a 10 centesimi negli esercizi di minori dimensioni.
Il prezzo delle bioshopper che verrà adottato dalle singole catene della grande distribuzione non è ancora noto: Esselunga, ad esempio, ha iniziato la sostituzione dei sacchetti con le shopper biodegradabili, ma non ha indicato i costi al cliente; Auchan è orientata su una cifra di 2-3 centesimi al pezzo; unica eccezione Unicoop Firenze, che usa i sacchetti biodegradabili già da diversi anni, li venderà a 1 centesimo (ndr: A partire dal 1° gennaio 2018, addio a 1 e 2 centesimi. ed allora?), quota minima prevista dalle bilance elettroniche e non ulteriormente riducibile (ma eventualmente scontabile il cassa se il prodotto non è imbustato).
Probabile che le altre aziende si adegueranno nei prossimi giorni, soprattutto in quanto il prezzo di vendita per singola unità dovrà, secondo la legge, risultare dallo scontrino o fattura d’acquisto delle merci o dei prodotti trasportati per il loro tramite.
I consumatori, inoltre, non potranno aggirare il nuovo obbligo portando da casa le buste trasparenti da utilizzare in supermercato: è quanto stabilito da una nota di chiarimento inviata dal ministero per l’Ambiente poichè il riutilizzo dei sacchetti biodegradabile sarà vietato per ragioni igieniche.
Sanzioni per i trasgressori
Coloro che non rispetteranno la nuova normativa rischiano conseguenze gravose: verrà, infatti, applicata una sanzione amministrativa pecuniaria da 2.500 a 25mila euro.
Tale sanzione sale fino a 100mila euro ove la violazione del divieto riguardi ingenti quantitativi di borse di plastica o se il valore di queste ultime supera il 10% del fatturato del trasgressore.
Sacchetti biodegradabili a pagamento: le reazioni dei consumatori
Le reazioni alla novità legislativa sono apparse contrastanti, soprattutto da parte delle associazioni dei consumatori che hanno espresso la loro diffidenza in virtù dell’impatto che essa avrà sulle tasche dei cittadini.
Il Codacons, infatti, evidenzia come ogni volta che si andrà a fare la spesa occorrerà pagare fino a 10 centesimi di euro per ogni sacchetto e, inoltre, “sarà obbligatorio utilizzare un sacchetto per ogni genere alimentare, non potendo mischiare prodotti che vanno pesati e che hanno prezzi differenti”.
Una situazione che, secondo l’associazione, “comporterà un evidente aggravio di spesaa carico dei consumatori, con una stangata su base annua che varia dai 20 ai 50 euro a famiglia a seconda della frequenza degli acquisti nel corso dell’anno“.
Per il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, “si tratta di una vera e propria tassa occulta a danno dei cittadini italiani che non ha nulla a che vedere con la giusta battaglia in favore dell’ambiente” che promette iniziative per impugnare nelle sedi competenti un provvedimento definito “ingiusto“.
Per Legambiente, invece, non è corretto parlare di tale innovazione, volta a contrastare l’inquinamento da plastica e il “marine litter”, come di un caro spesa: come dichiarato dal direttore generale Stefano Ciafani, ‘‘l’innovazione ha un prezzo ed è giusto che i bioshopper siano a pagamento, purché sia garantito un costo equo che si dovrebbe aggirare intorno ai 2-3 centesimi a busta. Così come è giusto prevedere multe salate per i commercianti che non rispettano la vigente normativa“.
L’Italia si è dimostrata un esempio virtuoso in Europa per la riduzione dell’uso delle buste di plastica, in quanto primo paese ad aver approvato nel 2011 la legge contro gli shopper non compostabili: pur non essendo stata pienamente rispettata, la misura ha portato a una riduzione nell’uso dei sacchetti del 55%. In Europa, tuttavia, resta ancora un consumo annuo di 100 miliardi di sacchetti, la maggior parte dei quali finiscono in mare e sulle coste.
Inoltre, da più parti si sottolinea come la novità sia ulteriormente virtuosa poiché i sacchetti biodegradabili e compostabili, oltre a salvaguardare l’ambiente, potranno altresì essere riutilizzati per contenere i rifiuti “umidi”.
ECONOMIA • L’ESPERTO
studiocastaldi/Lucia Izzo
Lascia un commento