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RYANAIR: cambio di rotta (sindacale)

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RYANAIR: cambio di rotta (sindacale) di Carmelo Toscano  ECONOMIA

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yanair, la regina delle low cost, in questi ultimi mesi sta vivendo tempi difficili e tormentati. Noi passeggeri siamo tutti contenti, e meravigliati spesso, di poter volare con poche decine di euro per svariate destinazioni europee. La spiegazione è semplice: il personale viene pagato poco e con poche o nulle garanzie contrattuali e previdenziali. In Ryanair in pratica si lavora con gli obblighi del dipendente ma senza avere le garanzie del dipendente, perché figurano quasi tutti come lavoratori autonomi a partita IVA, con retribuzione lorda in base solo alle ore di volo  effettuate.

Inoltre, gli aeroporti pagano la compagnia per implementare i voli, anziché essere la compagnia a pagare l’aeroporto per usufruire dei servizi aeroportuali. Sembra l’uovo di Colombo, ma è la chiave del successo della flotta irlandese amministrata dall’estroso Michael O’Leary. Infatti, gli irlandesi scelgono un aeroporto secondario e su di esso implementano la rete dei voli, magari in concorrenza con un aeroporto vicino di maggiori dimensioni; vedi Bergamo e Linate, Palermo e Trapani, Bologna e Forlì. A quel punto il piccolo aeroporto vedendo crescere il suo volume di  affari fa ponti d’oro alla compagnia perché resti e sviluppi ulteriormente il traffico delle rotte. I finanziamenti pagati dagli aeroporti italiani alle varie low cost, per convincerle ad atterrare sulle loro piste, si stimano in 150 milioni di euro all’anno. Il finanziamento viene versato sotto forma di un contratto di comarketing con la causale ufficiale di promozione del territorio. I cui risultati nessuno controllerà ed in barba alle norme che vietano gli aiuti di stato ai privati.

Se il contratto di comarketing tarda ad essere rinnovato la compagnia non ci mette nulla ad affossare un  aeroporto. La triste esperienza la sta facendo l’aeroporto “Vincenzo Florio” di Trapani. Qui Ryanair ci è andata con la mano pesante, tagliando i voli internazionali per Baden Baden, Francoforte e Cracovia e quelli nazionali verso Genova, Parma, Trieste e perfino quello più importante verso Roma. Motivo? Trapani versava 17 milioni di euro l’anno come comarketing promozionale e adesso riesce a darne solo 14, che non soddisfano gli irlandesi. Risultato: circa mille persone – tra servizi diretti e indiretti – rischiano il lavoro. Per non parlare del danno all’indotto economico legato ai flussi turistici: gli albergatori del trapanese temono di perdere il 60 per cento dei turisti rispetto all’anno scorso.

Queste le premesse. Il personale di bordo, piloti ed assistenti di volo, hanno più volte richiamato l’attenzione sulle loro stressanti condizioni di lavoro, spesso costretti a turni defatiganti. Inoltre durante il servizio a bordo gli assistenti subiscono una pressione commerciale non indifferente.
Infatti, chi non vende abbastanza profumi, colazioni o gratta-e- vinci, riceve lettere di sanzione, che nello specifico significano diminuzione dei giorni di riposo a terra. Normalmente il servizio si articola in cinque giorni di lavoro e tre di riposo. Se vendi poco, lavori sei giorni (invece di 5) e riposi due giorni (invece di 3). Se questa non è una punizione? I piloti non pagati in modo adeguato, in diverse centinaia sono “emigrati” in altre Compagnie dove ricevono stipendi e trattamenti più gratificanti. Quelli rimasti, non sono stati con le mani in mano però e nelle varie  nazioni – Irlanda, Regno Unito, Italia, Spagna, Portogallo, Germania – hanno indetto un periodo di agitazioni e scioperi per il periodo natalizio, salvaguardando strettamente solo i giorni di festa di Natale veri e propri. Ma minacciando scioperi a scacchiera nei veri ambiti nazionali in questo periodo di vacanze nel quale la mobilità è maggiore e gli incassi della Compagnia pure. La compagnia ha reagito malamente inviando anche ai piloti una lettera di minaccia: chi sciopera subirà sanzioni. Consistenti in: blocco degli aumenti retributivi e delle promozioni; oppure trasferimenti non molto gratificanti. I sindacati per tutta risposta proclamano quattro ore di sciopero per venerdì 15 dicembre. A questo punto la Ryanair vira e corregge la rotta che teneva a barra ferma da 30 anni: invia una lettera ai piloti nella quale dichiara di riconoscere i loro sindacati e di voler avviare trattative con loro, a patto che essi tengano conto anche delle esigenze della compagnia che non vuole ulteriori danni di immagine dopo la figuraccia estiva della miriade di voli cancellati e gli inevitabili contenziosi accesi dai passeggeri delusi e
inviperiti.

Anche livello istituzionale l’ambiente è in fermento, infatti, alcuni ministri hanno preso chiaramente posizione a favore del diritto di sciopero del personale, stigmatizzando la scorrettezza della compagnia irlandese nei confronti del suo personale (il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda) ed annunciando ispezioni a Bergamo Orio al Serio, dove la compagnia ha la sua base italiana principale con annessa scuola di addestramento (il ministro del
lavoro Giuliano Polletti).

In una situazione così fluida ed in divenire, è difficile rispondere alla domanda che in questi giorni molti si pongono: riusciremo ancora a volare a prezzi stracciati?

Carmelo Toscano

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