Roma, tre punti in cascina ma i meccanismi vanno oliati. E Pastore?

Brutti, sporchi e cattivi. E’ servita una magia del solito Edin Dzeko a portare via...

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Brutti, sporchi e cattivi. E’ servita una magia del solito Edin Dzeko a portare via l’intera posta in palio dallo Stadio Olimpico Grande Torino al cospetto di una squadra, quella di Mazzarri, che si è dimostrata compatta e votata al gioco verticale sin dai primi minuti del match. La Roma, invece, è parsa ancora alla ricerca della precisione del passaggio e della velocità di manovra. Con uno N’Zonzi tutto da scoprire e un Pastore da collocare in campo, sarà tanto il lavoro da fare per mister Di Francesco. Sì, perché il tecnico conta di riuscire ad insegnare al Flaco l’usurante lavoro della mezzala e, contestualmente, dovrà trovare un posto al neo arrivato Campione del Mondo. L’argentino dal canto suo, a Torino ha teso naturalmente ad accentrarsi andando a posizionarsi dietro le punte e addirittura con l’uscita dal rettangolo verde di un insipido Stephan El Shaarawy è andato a posizionarsi come esterno alto. “Lo aveva già fatto a Parigi” dice qualcuno, ma quello è un ruolo in cui a Trigoria si hanno giocatori in sovrabbondanza e per di più uno con quell’intelligenza nei piedi è forse l’unico per caratteristiche a poter raccogliere l’eredità di Pjanic come playmaker della squadra. O forse potrà farlo anche N’Zonzi? Certamente a partire dal basso, per quanto riguarda il francese. E allora spazio ancora al 4-3-3 o bisognerà sperimentare altro? Pastore, dopo la prova incolore di Torino merita una conferma lunedì sera contro l’Atalanta? Difficile ipotizzare che l’allenatore non insista su di lui, non fosse altro che per una questione psicologica. Resta da capire, a questo punto, in quale ruolo.

Claudia Demenica

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