U
n controllore dell’ Atac, l’azienda romana di trasporti che tutta Zurigo ci invidia, ha trovato finalmente il coraggio di farsi rispettare. Avrebbe potuto placcare uno di quegli acrobati del tornello che scavalcano le staccionate metropolitane per evitarsi il disturbo di timbrare il biglietto. Avrebbe potuto seppellire di multe il marcantonio strafottente che prende a cazzotti la macchina obliteratrice. Avrebbe potuto, e sicuramente saputo, castigare i guappi di ogni colore che considerano il pagamento della corsa una prova di scarsa virilità. Invece il funzionario comunale ha scelto di cimentarsi in un’impresa molto più ardua. Snidare una signora filippina che aveva avuto l’ardire di salire sul tram numero 3. Non tragga in inganno la sua natura apparentemente mansueta. Per impietosirlo, l’astuta donna si era precostituita una scusa: la bambina da andare a prendere a scuola. «Favorisca la tessera», le ha intimato impavido l’uomo in divisa. Lei gliel’ha data. «E ora la ricevuta». Una corrente di panico ha attraversato il tram perché nessuno era a conoscenza del terzo mistero dell’Atac (il primo è quanto costa, il secondo perché non fallisce): chi ha l’abbonamento deve portarsi sempre dietro anche lo scontrino? La criminale ha mostrato la foto della ricevuta sul telefonino, ma il controllore pretendeva la versione cartacea e l’ha costretta a scendere con lui per compilare il verbale. Una prova di efficienza che non avrà mancato di suscitare il plauso dell’azionista di riferimento, l’associazione Arroganti & Imbucati.
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