Fonseca, gli arbitri, gli infortuni, i torti subiti… che caos a Roma!
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oma- Fonseca squalificato, multa per la società, lungo stop in vista per Petrachi, immagine distrutta dalle dichiarazioni sessiste rilasciate dopo la gara con il Cagliari. Squadra in crisi, infortuni a ripetizione, attacco asfittico e difesa ballerina, tifosi sul piede di guerra, 300 milioni di euro di debito.
Non parliamo dell’estate appena trascorsa, dove anche le due bandiere nonché storici capitani hanno scelto la via del divorzio, delusi dalla proprietà americana che gli ha voltato le spalle.
Fonseca: dopo il Genoa? Il nuovo Zeman. Anzi, peggio, il nuovo Di Francesco. Attacco al fulmicotone e difesa o fase difensiva a groviera. Giù critiche per la difesa schierata a metà campo con il povero Fazio che arranca come una gazzella ferita, mentre Florenzi e Kolarov scorrazzano ben oltre la trequarti avversaria.
Con la Lazio, seconda partita ufficiale dopo la rivoluzione estiva, il mister capisce che qualcosa deve cambiare e cambia. Abbassa la squadra di venti metri, contiene, lotta e porta a casa un punticino d’oro, vista la vis pugnandi dei cugini.
La Roma cerca nelle successive gare equilibrio, identità e soluzioni ai fantasiosi e molteplici infortuni che la decimano. Si cerca di riabilitare Pastore, Santon, un Kalinic in ritardo di condizione, il giovane Antonucci. Insomma Fonseca non lascia inutilizzato nessun elemento della rosa. Nel bene e nel male se la cava: perde in casa con l’ottima Atalanta di Gasperini, vince a Lecce e a Bologna, conquista quattro punti in due gare di Europa League e un punticino che le va stretto con il Cagliari all’Olimpico. Non benissimo, certo, ma ci sono ampi margini di crescita. La difesa è stata registrata e la coppia Smalling-Mancini sembra offrire grandi garanzie. Quindi almeno la fase difensiva sta migliorando e tutta la squadra si muove a protezione di Pau Lopez.
Ma adesso l’obiettivo della critica è cambiato: è l’attacco ad essere sotto accusa. Fonseca è diventato dal giorno alla notte l’erede di Nereo Rocco. Solo una rete contro il Lecce e contro il Cagliari in casa, e per giunta su autogol.
Il Cagliari dicevamo: a Roma, gli isolani di Maran, giocano sempre in 10 sotto la linea della palla, con il pullman parcheggiato a protezione di Olsenn, fino a quando, intorno al 20esimo, un’entrata assassina di Cigarini sull’ordinato Diawara, cambia a quest’ultimo il connotato del menisco destro.
La partita non si incattivisce nonostante l’arbitro ci provi in ogni modo.
Inverte punizioni, è indisponente nei confronti dei giocatori, l’unica volta che deve prendere una decisione importante aspetta l’aiuto da casa, dal pubblico, dal VAR, da chiunque. Goal annullato! Dzeko plurifratturato allo zigomo e il match finisce con tutti in campo, alcuni trattenuti a stento, con il mister che urla in faccia a Massa… insomma scene d’altri tempi, un po’ western, un po’ rissa alla Bud Spencer e Terence Hill.
In zona mista, a Sky, a Dazn, a chiunque lo voglia ascoltare, Petrachi asserisce come il calcio sia uno sport maschio, intendendo vigoroso, energico, non esclusivamente per uomini ma per atleti pronti a lottare con lo zigomo come Dzeko, o con il menisco come Diawara, con il peso del corpo e delle braccia come Kalinic o con le idee, tipo Pisacane, che una volta vista la frittata combinata in tandem con Olsen, e visto Kalinic segnare una rete piuttosto regolare, ha un’improvvisa vertigine, una sorta d’epifania. Come si dice? Se la devi dire, dilla grossa, se la devi fare, falla grossa… la sceneggiata, falla spettacolare con tanto di ossigeno, caschetto, collarino, ambulanza, svenimenti.
L’arbitro latita, nicchia a Roma si dice “gnazzica”, non sa cosa fare, che pesci prendere, come sbrogliare questa matassa. Aspetta e alla fine annulla.
Intanto Pisacane è pienamente ristabilito, dal giorno dopo twitta a tutti la sua sportività.
Massa fa l’offeso per l’inciviltà romana e romanista.
La pubblica decenza è schifata dal sessismo “Petrachiano”.
Fonseca si prende due giornate.
La società oltre alle multe e alle reprimende, ottiene oltre al danno la beffa, ossia una neanche troppo velata promessa: subire, da adesso in poi, l’ostilità di tutta la classe arbitrale con un bell’ Abisso doc, o un Orsato d’annata.
I media, quelli diversamente romanisti, dicono che la Roma avrebbe dovuto vincere comunque. In realtà gli interessa solo gettare altro fango.
Prima i torti ce li facevano ugualmente, ma ci univamo alla squadra, ci stringevamo come dita in un pugno, per parafrasare Vasco Rossi. Adesso ce la prendiamo con la società, con Pallotta o Baldissoni o Petrachi.
Tanta acqua è passata sotto i ponti, ma a noi che non andavano giù i torti subiti con l’Inter di Mourigno o con la Juve di Conte, non vanno giù questi. E un torto è per sempre, come i diamanti. I due punti che hanno tolto alla squadra con il Cagliari, non li dimenticheremo neanche a fine stagione, quando conteranno per stilare un bilancio.
Saremmo stati quarti da soli un punto sopra al Napoli e due sotto l’Atalanta. Sarebbe stata una sosta in cui ricaricare le batterie, tirare il fiato in vista di Samp, Milan ed Europa League, invece c’è solo tensione, polemiche, diatribe, Zeman. Insomma il solito a Roma. Ottimo e abbondante!
Antonio Bonansingo
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