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Revocato a boss l’ergastolo al 41 bis “carcere duro”

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Dopo CEDU e Consulta sul 4bis, revocato il carcere duro all’assassino del giornalista G. Fava. Il Presidente Antimafia Regionale scrive al Guardasigilli.

span style="color: #800080;">Un riassunto molto sintetico e semplicistico per cercare di comprendere meglio

.

In un nostro articolo “24 Ottobre 2019 L’ergastolo ostativo è incostituzionale. La Giurisprudenza apre a mafia e terrorismo” scrivevamo che dopo che la CEDU (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, un organo giurisdizionale internazionale, istituita nel 1959 dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali del 1950, per assicurarne l’applicazione e il rispetto. Vi aderiscono quindi tutti i 47 membri del Consiglio d’Europa) aveva già bocciato il 13 giugno precedente l’ergastolo ostativo di cui  all’4 bis, comma 1 della legge n. 354 del 1975, dell’Ordinamento penitenziario italiano nella parte in cui non prevede la concessione di permessi premio in assenza di collaborazione con la giustizia, anche se sono stati acquisiti elementi tali da escludere sia l’attualità della partecipazione all’associazione criminale sia, più in generale, il pericolo del ripristino di collegamenti con la criminalità organizzata, anche la Corte costituzionale il 22 ottobre 2019 aveva ritenuto incostituzionale il cosiddetto ergastolo ostativo, il regime carcerario durissimo destinato a mafiosi e terroristi. Secondo i Giudici della Consulta infatti la mancata collaborazione con la giustizia non può impedire la concessione di permessi ai detenuti condannati al carcere a vita, purché ci siano elementi che escludono collegamenti con la criminalità organizzata. La sentenza della Consulta arriva a pochi giorni di distanza dalla decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo, che aveva definito l’ergastolo ostativo contrario a diritti umani.

Va detto che l’articolo 41-bis (comunemente chiamato del carcere duro) è parte della Legge della Repubblica Italiana n° 354/75 (sopra citata e contenente anche l’articolo 4bis).

L’ergastolo ostativo è una tipologia di pena italiana nata dal “combinato disposto”, ovverosia l’unione di più norme che si integrano le une con le altre in una norma codicistica, che nella fattispecie contempla l’ergastolo ordinario e la norma del 4 bis dell’ordinamento penitenziario introdotta dal decreto emanato dopo la strage di Via Capaci il 23 maggio 1992 in cui furono uccisi dalla mafia Il Magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, anche lei Magistrato, nonché gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro oltre a 23 feriti, fra i quali gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza. Sicché per i delitti “ostativi” indicati nel 4 bis, l’eventuale condanna all’ergastolo non consentiva, in assenza della collaborazione con la Giustizia l’accesso ai benefici penitenziari. Si aggiunse infatti un secondo comma disposto con il decreto-legge 8 giugno 1992, n. 306 (cosiddetto Decreto antimafia), convertito nella legge 7 agosto 1992, n. 356. Che all’articolo 19 prevedeva <Sospensione delle normali regole di trattamento penitenziario 1. All’articolo 41- bis della legge 26 luglio 1975, n. 354, dopo il comma 1, è aggiunto il seguente: ” 2. Quando ricorrano gravi motivi di ordine e di sicurezza pubblica, anche a richiesta del Ministro dell’interno, il Ministro di Grazia e Giustizia ha altresì la facoltà’ di sospendere, in tutto o in parte, nei confronti dei detenuti per taluno dei delitti di cui al comma 1 dell’articolo 4- bis, l’applicazione delle regole di trattamento e degli istituti previsti dalla presente legge che possano porsi in concreto contrasto con le esigenze di ordine e di sicurezza”>. In sostanza si voleva impedire il passaggio di ordini e comunicazioni tra i criminali in carcere e le loro organizzazioni sul territorio.

il 24 maggio 2002 il Consiglio dei Ministri deliberò un disegno di legge di modifica degli articoli 4-bis 4-bis e 41-bis dell’ordinamento penitenziario, poi approvato dal Parlamento come Legge 23 dicembre 2002, n. 279 (Modifica degli articoli 4-bis e 41-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di trattamento penitenziario), abrogando la norma che sanciva il carattere temporaneo di tale disciplina estendendo il regime di carcere duro anche ai condannati per terrorismo ed eversione.

Andiamo ora al tema dell’articolo.

Nell’audizione della Commissione Parlamentare regionale Antimafia di due giorni fa presso la  Prefettura di Catania, si è appreso della revoca del cosiddetto carcere duro, il 41 bis, al boss Aldo Ercolano (59 anni, nipote e alter ego del capomafia Benedetto Santapaola, uno storico boss di Cosa nostra di Catania) il quale stava scontando anche il carcere a vita per essere stato uno dei mandanti dell’uccisione di Giuseppe Fava (detto Pippo), il giornalista e scrittore assassinato dalla mafia il 5 febbraio del 1984 davanti il teatro Stabile del capoluogo. Ci sono altri 61 detenuti del territorio catanese ristretti al 41 bis. In Italia nel 2017 erano 730, di cui 100 in attesa di giudizio e 300 ergastolani. La maggior parte erano ostativi.

Il Presidente della Commissione parlamentare regionale antimafia, Claudio Fava e figlio del giornalista Giuseppe, ha scritto al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede una lettera in cui esprime preoccupazione in merito alla revoca e chiede un intervento. La missiva è stata inviata anche al Procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro.

Claudio Fava sottolinea nella sua lettera che “… Aldo Ercolano, nonostante sia considerato dall’Autorità giudiziaria l’esponente apicale, assieme a Benedetto Santapaola (detenuto al 41 bis) del clan mafioso Santapaola-Ercolano, cioè la famiglia criminale egemone di Cosa Nostra in questa parte della Sicilia. Peraltro recenti indagini giudiziarie, e la testimonianza di alcuni collaboratori di giustizia, hanno confermato la capacità di controllo e di comando che l’Ercolano, sia pur detenuto da molti anni, conserva pressoché intatta sugli affiliati del suo gruppo criminale (si ritiene che i Santapaola-Ercolano raccolgano oltre la metà di tutti gli affiliati a Cosa Nostra di Catania)”.

Non possiamo tuttavia anche non rammentare un altro nostro articolo “13 Luglio 2018 La Commissione Giustizia del Senato conferma l’ergastolo ostativo nel quale si raccontava che c’era stato già un tentativo del precedente Governo di centrosinistra di abolire questa norma dell’ergastolo ostativo, ma che la Commissione Giustizia del successivo Governo Giallo-verde aveva invece respinto. Come pure ci sovviene che anche la cosiddetta “spazzacorrotti”, la legge anticorruzione n. 3/2019, ha introdotto i reati “ostativi” (come quelli di mafia, quelli associativi, gli omicidi, i reati sessuali gravi ecc.): “ostativi” a ottenere pene alternative). Sicché da profani, per assonanza, viene da ritenere che anche quest’ultima legge potrebbe essere invalidata dalla interpretazione della giurisprudenza dopo le sentenze della CEDU e della Corte Costituzionale.

L’immagine di copertina per ricordare il giornalista di Catania, Giuseppe Fava, detto Pippo, ucciso dalla criminalità organizzata il 5 febbraio 1984.

Adduso Sebastiano

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