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Castellammare di Stabia

Relazione della Dia: Cosa Nostra siciliana e americana sempre collegate

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In una regione in “stagnazione economico produttiva” trova terreno fertile la spregiudicata aggressività delle consorterie mafiose, si dice nella relazione.

La mafia è stata duramente colpita ma non è stata sconfitta, ha nel traffico e spaccio di droga il suo business più remunerativo, continua ad avere rapporti solidi con Cosa Nostra negli Stati Uniti e in Sicilia ha ancora come punto di riferimento l’ultimo superlatitante Matteo Messina Denaro. Questi i punti più importanti della relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia per il periodo gennaio-giugno 2019.

“Attività di indagine più recenti hanno confermato la persistente attualità di rapporti tra esponenti di famiglie storiche di Cosa nostra palermitana, cosiddetti perdenti, con elementi di Cosa nostra americana con particolare riferimento alla famiglia Gambino da oltre cinquant’anni radicata negli Stati Uniti” scrive la Dia nella sua relazione semestrale di 688 pagine al Parlamento.

La Direzione Investigativa Antimafia segnala infatti un rafforzamento dei rapporti tra esponenti di alcune famiglie storiche di Cosa nostra palermitana, i cosiddetti “scappati”, con la Cosa nostra americana. Le indagini hanno, infatti, dato conferma dell’evoluzione dei rapporti tra Cosa nostra e gli “americani”, ovvero i perdenti della guerra di mafia contro i corleonesi. Molti di loro, tornati a Palermo, hanno recuperato l’antico potere mafioso, forti anche degli storici rapporti con i boss d’oltreoceano, stringendo addirittura accordi con l’ala corleonese. Sul fronte interno, si registra uno scenario mafioso caratterizzato da un impellente bisogno di un nuovo assetto e di risolvere l’annosa questione della leadership. La solidità, l’influenza criminale, la capacità militare ed il peso “politico” delle singole famiglie, dei mandamenti e delle rispettive strutture di vertice ricoprono un ruolo fondamentale per la definizione dei rapporti di forza e, di conseguenza, per l’individuazione delle nuove strategie e dei nuovi equilibri.

Per i mandamenti del palermitano ma soprattutto del trapanese la figura del superlatitante Matteo Messina Denaro, capo del mandamento di Castelvetrano, “costituisce ancora il principale punto di riferimento per le questioni di maggiore interesse dell’organizzazione, nonostante la lunga latitanza”. Rispetto e fedeltà che però devono sempre più fare i conti con l’assenza del boss dal territorio. Evidenzia la Dia “Da parte di molti membri dell’organizzazione mafiosa trapanese, non mancano – sottolineano gli investigatori – segnali di insofferenza da parte di alcuni affiliati per una gestione di comando difficoltosa per via della latitanza che tende a riverberarsi negativamente tralasciando le questioni importanti per gli affari dell’organizzazione”.

La relazione sottolinea come “anche nel trapanese cosa nostra risenta della crisi di liquidità e della difficoltà di comunicazione interna tra affiliati”. A ciò si aggiunge “il progressivo indebolimento causato dall’attività di contrasto degli apparati investigativi”.

Il traffico di stupefacenti resta per la ‘mafia siciliana’ una delle maggiori fonti di ricchezze e in contanti. Un settore criminale “nel quale consolidare alleanze e, quindi, consolidare il proprio ruolo negli assetti criminali; una possibilità di riaccreditarsi nella filiera al fine di costituire propri canali di approvvigionamento sicuri e continuativi, fornendo, peraltro, occupazione nelle diverse attività. In un quadro come quello descritto le città di Palermo e Catania continuano a ricoprire un ruolo di centralità nei flussi di hashish dalla Campania e di cocaina dalla Calabria, per la redistribuzione sui mercati isolani (ed anche maltesi, come sembrano suggerire i ripetuti sequestri di stupefacenti avvenuti nel porto di Pozzallo e in quello Stato)”.

In una regione instagnazione economico produttiva, che mortifica le aspettative soprattutto della popolazione giovanilesi sottolinea nella relazionetrova terreno fertile la spregiudicata aggressività delle consorterie criminali che si nutrono delle risorse della Regione, ove invece esse potrebbero prosperare in un ambito di sana incentivazione all’imprenditoria e di leale concorrenza.

a href="https://vivicentro.it/author/sebaddu/">Adduso Sebastiano

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