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Regione Sicilia, Miccichè: assumiamo ancora dipendenti (Carmelo Toscano)

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Regione Sicilia, Miccichè: assumiamo ancora dipendenti. Il vecchio che avanza? (di Carmelo Toscano)
  1. Regione Lombardia: numero abitanti 10 milioni. Dipendenti regionali a libro paga 3.500 circa.
  2. Regione Sicilia: numero abitanti 5 milioni. Dipendenti regionali a libro paga poco più di 17.000 (un terzo dei quali sono ex precari assunti senza concorso).

Il confronto è subito fatto:

Regione Lombardia conta un numero di abitanti doppio rispetto alla Sicilia. Ma la Sicilia paga un numero dei dipendenti cinque volte superiore a quello della Lombardia.
Infatti, la Sicilia da sola, per i suoi dipendenti, ogni anno spende la bellezza di un miliardo di euro (stipendi, oneri sociali e pensioni degli ex dipendenti). Mentre le rimanenti 15 regioni a statuto ordinario, messe insieme, per pagare i loro dipendenti spendono poco più di due miliardi.

Roba da non crederci: una regione da sola spende la metà di tutte le altre messe insieme. I numeri sono numeri.
Ma oltre al primato dei dipendenti, la Trinacria possiede anche il primato dei dirigenti. Udite, udite: i dirigenti regionali solo in Sicilia sono 1.700 (con relativi stipendi da nababbi!); mentre tutte le rimanenti 15 regioni a statuto ordinario, messe insieme, totalizzano appena 1.900 dirigenti complessivi, dalle Alpi alla Calabria.
Ad onor del vero, nella passata tornata amministrativa il presidente Crocetta, sulla scia delle norme nazionali del decreto Renzi, aveva tentato di arginare la spesa stratosferica per i dirigenti, fissando il tetto di 160 mila euro l’anno di retribuzione per i loro maxi-stipendi. Ma mentre era riuscito ad imporre il “tetto” ai dirigenti della presidenza della Regione, non era riuscito a piegare la resistenza della casta intoccabile dei dirigenti dell’ ARS (Assemblea regionale siciliana, il Parlamento!) che avevano spuntato un “tetto” di 240 mila euro annui appena. In pratica il segretario generale dell’ARS , viene a percepire uno stipendio annuale superiore a quello del segretario generale dell’Onu.

Bene. Anzi, male! Questa è la situazione disastrata ed inquietante dei conti pubblici della regione siciliana, per il capitolo di spesa relativo al personale dipendente.

Da poche settimane abbiamo assistito al cambio di governo e di maggioranza. Il presidente Musumeci predica compostezza ed austerity. Poi arriva il tormentone degli onorevoli appena eletti ed arrestati a vario titolo, accompagnati dallo stuolo di onorevoli indagati o blasonati di precedenti condanne giudiziarie. Insomma una allegra brigata di specchiati galantuomini.

Infine è di questi giorni la notizia che, dopo tre tentativi, alla terza votazione che richiede una maggioranza minimale, viene eletto Presidente dell’Assemblea Regionale siciliana l’on. Gianfranco Miccichè. Egli si affretta a dichiarare che il marxismo è già storicamente fallito e che non è giusto pagare i dirigenti regionali tutti allo stesso modo. Si rischia di non incentivarli abbastanza, anzi di appiattire il loro impegno e non gratificarli in modo adeguato. Ed infatti ha dato esplicito mandato agli uffici di presidenza di presentargli una relazione circa gli emolumenti dei dirigenti. Poi si riserva di decidere. Ma sembra che il tetto dei 240 mila euro annui sia destinato ad infrangersi e si fa strada l’idea di tornare alle precedenti tabelle retributive, che prevedono mediamente aumenti del 30% circa. Con questi nuovi parametri gli alti funzionari del Parlamento regionale potrebbero arrivare a stipendi di 350 – 400 mila euro lordi annui. Che comporterebbe un preventivo di spesa complessivo di ulteriori 10 milioni di euro in più ogni anno. Seguono poi, a ruota, la nomina di consulenti esterni, sempre a suon di centinaia di migliaia di euro come compensi. E poi… si deve verificare, se è possibile fare assunzioni di altri impiegati regionali. All’esercito della burocrazia manca qualche altro plotone, si vede. Per rimpiazzare quelli andati in pensione, se no la Sicilia perderebbe il suo primato di generosa nutrice di impiegati e funzionari “solerti, laboriosi” e ben pasciuti.
Meglio di così, non ci poteva capitare. Siamo in perfetta continuità storica: veniamo da un passato “generoso” di mamma regione e ci incamminiamo verso un futuro “munifico”.
Naturalmente non verso i cittadini siciliani, ma verso la casta e gli amici della casta. Poco importa che in Sicilia le strade sono rattoppate, le autostrade già fatiscenti, le ferrovie da Far West (da Trapani a Catania in treno ci vogliono 11 ore per 250 km circa!), gli ospedali che non sono certo un modello per la sanità italiana… Queste sono cose di secondaria importanza.
L’on. Miccichè afferma testualmente: “I cittadini non chiedono il taglio degli stipendi ma un buon funzionamento dell’ARS”. Se lo dice lui…

In campagna elettorale promettevano tanto il “nuovo che avanza”. Ma a noi sembra tanto il vecchio che avanza.
Carmelo Toscano

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