Sigmar Gabriel sollecita un’indagine completa per arrivare alla verità. La sua visita segue quella di Hollande. Al Sisi: “Ciò che avviene in Egitto è un tentativo portato avanti da forze malvagie di spaccare le istituzioni dello Stato“
IL CAIRO – “I casi di crescenti violazioni dei diritti umani in Egitto, casi come quello dello studente italiano, ci spaventano e ci preoccupano e danneggiano anche l’immagine dell’Egitto”. Lo ha detto oggi, il vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel, nel corso della sua visita al Cairo, commentando il caso Regeni.
L
a domanda è stata fatta da un giornalista egiziano nel corso di una conferenza stampa al termine di un incontro con la business community tedesca. Gabriel, riferisce ancora la stampa tedesca, ha sollecitato che ci sia un’indagine completa per arrivare alla verità.
La visita di Gabriel segue quella del presidente francese François Hollande, arrivato al Cairo alla testa di oltre 60 uomini di affari, per presenziare alla firma di una trentina di accordi politici ma soprattutto economici nei campi dell’energia, infrastrutture e turismo a rinforzo di uno scambio commerciale da 2,6 miliardi di euro l’anno. Indiscrezioni dei media segnalano anche l’imminente acquisto di un satellite militare e quattro da navi da guerra per oltre un miliardo di dollari dopo gli accordi già raggiunti per 24 caccia tipo ‘Rafale’ e una portaelicotteri ‘Mistral’ in arrivo quest’estate. Nella capitale egiziana anche il vicecancelliere tedesco Gabriel, forte di uno interscambio da 5 miliardi di euro, si è presentato con addirittura 120 investitori e, secondo l’agenzia Mena, ha dichiarato il sostegno di Berlino all’Egitto a livello politico ed economico dato che Sisi merita “ammirazione”.
E se Gabriel ha definito l’omicidio del ricercatore friulano “spaventoso e preoccupante”, Hollande – accusato dagli americani del Nyt di aver tenuto finora un “vergognoso silenzio” sul caso Regeni – non ha perso tempo nel sottolineare di aver parlato con il leader egiziano, Abdel Fattah Al Sisi, “dei diritti umani” inclusi i “casi del francese Eric Lang e dell’italiano Giulio Regeni”.
Ma Al Sisi mantiene il punto e ha ribadito ancora di “aver espresso le proprie condoglianze alla famiglia” e che “ciò che avviene in Egitto è un tentativo portato avanti da forze malvagie di spaccare le istituzioni dello Stato, istituzione dopo istituzione”. In questo caso la polizia di Stato. Nel Paese nordafricano sarebbe in atto “un tentativo di allontanare l’Egitto dall’Europa”, ha detto Sisi.
L’ex generale egiziano a capo dei servizi segreti militari, divenuto presidente in seguito alla deposizione dell’esponente dei Fratelli musulmani Mohamed Morsi, ha invitato a “non isolare l’Egitto dal contesto regionale”, dove ci sono “forze malvagie che vogliono dare un’immagine falsa del Paese”. L’Egitto è “desideroso di confermare” al mondo “la sua civiltà” attraverso un “concetto più ampio di libertà e di diritti umani: la libertà in Egitto è una questione fondamentale che non può essere isolata dalle garanzie di istruzione e alloggio, visti come diritti inalienabili”.
Nella ricerca di chi ha torturato a morte Giulio Regeni non c’è intanto nulla di nuovo. E quelle “importanti novità”, annunciate da un quotidiano e attribuite al ministero degli Esteri, vengono smentite categoricamente dal portavoce. Che però non smentisce un altro passaggio delle parole a lui attribuite dai media: la richiesta “alla parte italiana di allontanare le pressioni politiche dal caso” dato che bisogna “lasciare che gli apparati competenti proseguano la loro missione”. “Le relazioni forti e numerose fra i due Paesi non devono essere scosse da questo incidente”, ha sostenuto il portavoce
La richiesta di allentare la pressione sull’Egitto arriva una settimana dopo la conferma del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni che l’Italia, “nei prossimi giorni”, valuterà quali sono le altre “misure da prendere” per ottenere una maggiore collaborazione e impegno nelle indagini sul caso dopo il richiamo a Roma per consultazioni dell’ambasciatore d’Italia al Cairo, Maurizio Massari, disposto l’8 aprile. Come evocato anche dal presidente della Commissione Esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini, l’Italia potrebbe inserire l’Egitto nella ‘lista nera’ dei Paesi pericolosi compilata dalla Farnesina, sconsigliandolo così come meta per i turisti e ricercatori.
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