Dopo il Referendum si dovrà aprire un dialogo con il governo centrale ma per arrivare a nuove competenze e maggiori risorse per le regioni ci vuole il voto del Parlamento, ed è probabile che se ne occuperanno nella prossima legislatura.
Le domande sul dopo referendum in Lombardia e Veneto
Sei interrogativi e sei risposte
1. Cosa succede adesso?
L
e due Regioni dovranno adottare una delibera con la quale si indicano esplicitamente le materie su cui rivendicano la competenza e quindi avviare una trattativa col governo. L’eventuale intesa dovrà poi essere tradotta in una proposta di legge che il Parlamento deve approvare con voto a maggioranza assoluta.
2. Veneto e Lombardia seguiranno le orme della Catalogna?
No, la Catalogna pretende di staccarsi dalla Spagna, Veneto e Lombardia in virtù dell’articolo 116 della Costituzione possono solo vedersi attribuite «ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia».
3. Verseranno meno tasse?
No. Potranno tuttavia ottenere maggiori trasferimenti in funzione delle nuove competenze ottenute. Di certo la Lombardia non può però pensare di trattenere gli oltre 50 miliardi di surplus fiscale che rivendica.
4. Era necessario indire un referendum?
No. Tant’è che l’Emilia Romagna, senza spendere un soldo per la consultazione popolare, ha già raggiunto un’intesa con palazzo Chigi sulle materie su cui rivendica maggiori poteri (sanità, politiche del lavoro, ambiente e imprese, ricerca e lo sviluppo) e a breve avvierà i vari incontri di merito coi dicasteri interessati.
5. Su quali temi possono trattare le Regioni?
Le Regioni possono chiedere di ottenere maggiori competenze nelle 20 materie di potestà legislativa concorrenti come coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, lavoro, energia, infrastrutture e protezione civile e in tre materie che ad oggi sono di potestà legislativa esclusiva dello Stato (giustizia di pace, istruzione, tutela dell’ambiente e dei beni culturali).
6. In quali tempi si può completare l’iter?
Dipendete dalla complessità della trattativa. Al contrario dell’Emilia Romagna che dovrebbe farcela, c’è il rischio che Lombardia e Veneto debbano aspettare il nuovo Parlamento.
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