Il Reddito di inclusione è legge, dal primo dicembre prossimo 500 famiglie in difficoltà potranno fare domanda all’Inps, per ottenere dal primo Gennaio 2018 un assegno mensile che va da 188 a quasi 490 euro, a seconda dei requisiti, per un periodo massimo di 18 mesi, rinnovabile dopo uno stop di sei mesi.
I beneficiari (cittadini italiani e comunitari, i loro familiari, pur privi di cittadinanza europea, ma titolari del diritto di soggiorno nonché stranieri in possesso del diritto di soggiorno) saranno individuati tra le famiglie che hanno un Isee non superiore a seimila euro, un valore del reddito entro i tremila euro, un patrimonio immobiliare mai sopra i venti mila euro e in Banca non più di dieci mila euro in depositi e conto correnti. Questi quattro requisiti economici devono essere presentati tutti congiuntamente.
La domanda per ottenere il Rei deve essere presentata nel proprio Comune ed in caso di esito positivo il versamento è però condizionato alla sottoscrizione del progetto personalizzato, perché la vera novità introdotta dalla legge del reddito di Inclusione è il “progetto personalizzato” di attivazione e inclusione sociale e lavorativa. L’obiettivo è il superamento delle condizioni di povertà, quindi riflettiamo bene, non ci troviamo dinanzi ad una legge soltanto di stampo solidaristico ma è un pezzo importante del sistema di Welfare che ne qualifica il carattere di crescita innovativo.
Sono i Comuni ad avviare il Progetto da costruire con la famiglia in base ad una valutazione che identifica i bisogni, le prospettive future, le necessità di ogni singolo nucleo familiare. Gli assistenti sociali orientano i beneficiari della Rei nella ricerca di un posto, di una casa, di cure mediche, di una sistemazione per i figli. Il progetto personalizzato mira, nel breve tempo possibile, individuando le cause di povertà, di risollevare con progetti mirati all’occupazione, la famiglia dallo stato di degrado economico.
N
aturalmente la sfida per il Welfare locale e territoriale è senza dubbio importante ed evidente, questa è una sfida complicata ma che va accettata e fatta con il massimo impegno e rigore da parte di tutti i componenti amministrativi in gioco.
Qui si parla di ridare “dignità” ad ogni singola persona, di riaccendere speranza a chi ha perso un posto di lavoro, di fare emergere la vera generosità su cui si sono forgiate intere generazioni.
Nelson Mandela diceva: “Se la ricchezza è una calamità, la povertà è una sorta di repellente. Eppure la povertà fa spesso emergere negli altri la vera generosità”.
La macchina del Rei che sta per partire è molto complessa, è un progetto che abbraccia il piano sociale, il piano per il contrasto della povertà e il piano per la non autosufficienza dove verranno spiegate in maniera piramidale forze amministrative e sociali in tutte le proprie dinamiche, sarà importante che il lavoro sia di squadra e che si tengano presenti le esigenze di ogni singolo territorio e chi ci lavora e chi conosce le esperienze consolidate in altri Paesi.
C’è bisogno di tanta meritocrazia e grazie al Rei il Governo ha riordinato le prestazioni di natura assistenziale rimpiazzando i due strumenti esistenti : Sia e Asdi.
Speriamo sia la volta buona!
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