Il Movimento 5 stelle sottolinea nuovamente l’inadempienza del Comune a non predisporre i progetti per impegnare i beneficiari del Reddito di cittadinanza
Il Comune non si attiva per la Fase 2 del Reddito di cittadinanza
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astellammare di Stabia – A distanza di quindici giorni, il Movimento 5 stelle, ritorna sull’argomento Reddito di cittadinanza e la non applicazione, da parte dell’amministrazione comunale, di quanto prevede il Decreto del 22 ottobre del 2019.
Un decreto che introduce la fese 2 del Reddito di cittadinanza e che stabilisce le modalità e le forme per impegnare i beneficiari di detto beneficio, oltre a prescrivere l’obbligo per i Comuni a predisporre i progetti utili alla collettività, definiti con l’acronimo PUC.
Avevamo dato comunicazione della presentazione, da parte del consigliere comunale pentastellare Francesco Nappi, di una interrogazione, attraverso la quale chiedeva risposte e azioni concrete a tale proposito da parte dell’Ente pubblico.
Interrogazione che non è stata ancora discussa “rendendo palese il disinteresse del Sindaco su un tema così importante per la cittadinanza”.
A Castellammare sono 1775 i cittadini che percepiscono detto reddito e, dunque altrettanti “soggetti che rientrerebbero in questa fase, che dovrebbe permettere loro di intraprendere un percorso finalizzato all’inserimento nel mondo del lavoro” è l’affermazione dei 5 stelle sostenendo tra l’altro, che questa misura dimostra di essere tutt’altro che assistenziale.
Il decreto menzionato stabilisce che i Comuni devono predisporre i cosiddetti PUC in ambiti culturali, sociali, ambientali, artistici, formativi e di tutela dei beni comuni e “il Comune di Castellammare di Stabia risulta essere tra i pochi inadempimenti”.
Una misura dettata dal decreto su menzionato che non ha trovato applicabilità a Castellammare e la responsabilità, sostengono i 5 stelle, è da addebitare esclusivamente all’amministrazione comunale che “dimostra di non voler dare dignità e riscatto sociale ai cittadini Stabiesi”.
Nappi sostiene che l’amministrazione ha sempre giustificato alcune sue mancanze con la carenza di personale, “ora potrebbe tamponare questa mancanza e operare fattivamente sull’ordinario”, e invece non si attiva.
“Come dobbiamo interpretare questa mancanza? – è la conclusione del Movimento – Non è che la fine di questo alibi potrebbe creare qualche imbarazzo a questa maggioranza?”.
Si tratterebbe di solo otto ore settimanali e non ci sembra che il problema dignità, che ogni persona auspicherebbe conseguire, sarebbe appagato, così come non crediamo che la carenza di organico dell’ente pubblico sarebbe colmata.
Ma è un minimo e lo prescrive un decreto che va comunque rispettato così come pensiamo che le risposte a precise e legittime domande vanno sempre date.
Giovanni Mura
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