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Castellammare di Stabia

Rancate, pittura, grafica e fotografia alla Pinacoteca Züst

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’intensa esposizione “Arte e arti. Pittura, grafica e fotografia nell’Ottocento” – proposta dal 20 ottobre 2019 al 2 febbraio 2020 alla Pinacoteca cantonale Giovanni Züst, a Rancate nel Cantone Ticino – accanto al rapporto fotografia e arte indaga anche una ulteriore declinazione del verbo riprodurre: quello della incisione.

LA MOSTRA

La mostra (20 ottobre 2019- 2 febbraio 2020) propone un confronto serrato e stimolante tra fotografie, dipinti, incisioni, disegni, libri, permettendo di comprendere come quella di metà Ottocento fu una vera e propria rivoluzione nel modo di vedere la realtà e di diffondere conoscenze e informazioni da cui non ci sarebbe stato ritorno.
Ed è a uno straordinario protagonista di  questa transizione , Jean-Baptiste-Camille Corot, che la mostra  riserva un originale omaggio. Del grande maestro vengono proposti paesaggi straordinari: dipinti, disegni e incisioni. Accanto ad una suite d’eccezione di suoi cliché-verre, punto di trasmutazione tra fotografia e arte figurativa. Oggi rarissimi, essi sono letteralmente “immagini di vetro”: una lastra di questo veniva ricoperta da uno strato di materiale opaco, che veniva poi inciso dall’artista. In seguito si effettuava la stampa su carta fotosensibile che, esposta alla luce, catturava e fissava l’immagine. Ne sortivano visioni dal grande fascino.
La mostra presenta quindi una carrellata di opere provenienti da Arras, nel periodo in cui fu il luogo delle invenzioni delle tecniche, mentre Fontainebleau era la fonte di ispirazione paesaggistica dei pittori di Barbizon come Daubigny, Desavary, Dutilleux e Théodore Rousseau, allargando l’indagine sull’italiano Fontanesi. Una precisa citazione è quindi riservata a Millet, le cui opere venivano diffuse ricorrendo alla tecnica della eliografia.

La mostra approfondisce esempi offerti da noti pittori ticinesi e italianiLuigi Rossi ai primi del Novecento utilizza, ad esempio, la fotografia quale complemento ideale all’album di schizzi nella costruzione della posa, come avviene nei dipinti Primi raggi Riposo. Così come Filippo Franzoni fa largo uso della nuova tecnica nella costruzione di autoritratti e paesaggi, mentre Luigi Monteverde inizia addirittura la sua carriera come fotografo.

Un’apposita sezione servirà a documentare tecniche e strumenti a supporto della riproduzione delle immagini: macchine fotografiche e lastre d’epoca, stereoscopio, ma anche pietra litografica, tavola silografica, rame.

In catalogo saggi di Matteo Bianchi, curatore della mostra, Elisabetta Chiodini, studiosa dell’Ottocento italiano, e, sul versante francese, di Mélanie Lerat – conservatrice del Musée des Beaux-Arts d’Arras -, di Michel Melot – già conservatore del Cabinet des Estampes della Bibliothèque nationale di Parigi – e di Dominique Horbez, autore del volume D’Arras à Barbizon.

L’intera mostra si snoda su un binario doppio: una “linea” riservata ai dipinti, una parallela alle fotografie (con importante presenza di originali) che ricostruiscono il processo creativo seguito dagli artisti.

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