A Catania due ragazzine sono state denunciate dalla Polizia postale per lesioni e minacce aggravate. La responsabilità civile dei genitori.
La Polizia postale di Catania ha denunciato per lesioni personali e minacce aggravate alla locale Procura per i minorenni due ragazze, di 14 e 11 anni, che hanno aggredito violentemente due loro coetanee all’uscita della scuola media che frequentano.
Una di loro ha ripreso la violenza con uno smartphone e ha diffuso il video su social network. Le vittime, che sono state medicate in ospedale, sono state anche minacciate di ritorsioni.
All’aggressione infatti sono seguite pure le minacce “Se mi fai la denuncia, te ne vai da Catania…”.
Le indagini sono state avviate dopo la segnalazione partita dalla scuola, un Istituto comprensivo della città.
La Procura per i minorenni di Catania ha disposto l’audizione delle quattro ragazze, il sequestro dei telefonini e la rimozione immediata del video dal web.
Forse molti genitori non sanno che quelli che comunemente vengono definiti solo “scherzi”, oppure come “bravate” ai compagni di classe è invece bullismo. Perseguitare in continuazione un ragazzo/a minorenne, metterlo/a alla berlina, aggredirlo/a o solo umiliarlo/a costituisce un grave reato del quale rispondono tutti gli autori se hanno almeno 14 anni. Anche quelli che si sono limitati ad assistere ai fatti senza intervenire non la passano liscia.
Ma attenzione, gli effetti di queste condotte si estendono ai relativi genitori che sono obbligati a risarcire i danni alla vittima finché il proprio figlio è minorenne (Cass. 4152/19). Sono questi alcuni degli importanti principi chiariti dalla Cassazione con una sentenza (Cass. sent. n. 26595/2018 dell’11.06.2018).
La Giurisprudenza è divenuta pertanto molto più ferrea nella punizione di tali condotte, estendendo la responsabilità anche al padre e alla madre: una responsabilità quasi automatica visto che, per escluderla, bisognerebbe dimostrare di non aver potuto impedire il fatto; cosa pressoché impossibile visto che su entrambi i genitori grava un obbligo educativo.
L’opinione.
S
e si prova a cercare la parola “bulla”, quale femminile di “bullo”, questa non esiste neanche sui potenti motori di ricerca. La secolare ipocrita cultura maschilista insieme a quella opportunista femminile, non contemplano la possibilità che l’essere vivente femmina possa non essere mentalmente così dissimile da quello maschio. A già dimenticavo, siamo tutti ad immagine e somiglianza e ad ognuno dei due sessi è stato dato un ruolo nella vita, oppure chissà quale altra divagante ideazione. E dire che in questi giorni un canale della Rai trasmette le scoperte di Charles Darwin che a metà del 19° secolo cambiò, oltre un secolo e mezzo addietro, quella visione rispettabilissima ma arcaica r confessionale della Terra e dell’essere umano, mettendo in discussione l’antica convinzione che gli esseri umani siano il frutto della creazione divina, sostenendo invece che l’homo è il frutto di un lungo processo evolutivo. Poi il fantastico 20° secolo ha dao l’inizio delle scoperte sulla nostra reale essenza, corporea e soprattutto cerebrale. Già, il cervello, questo sconosciuto per la stragrande maggioranza dei cittadini, che al contrario sarebbe la nostra “totalità”, la nostra ancora ignota coscienza. Leggendo i commenti sulla vicenda sopra, persino di blasonati, si coglie enfatico lo stupore che delle ragazze possano essere violente, anzi “bulle” al pari dei loro coetanei maschi. Insomma, la solita nobile mistificazione culturale di questa Nazione che chissà quando accetterà che siamo dei primati, intelligentissimi per carità, particolari, unici forse da quando esiste la vita complessa sul pianeta, ma pur sempre una specie di “scimmie”, nessuno esente, come i nostri cugini antropomorfi, anche quando siamo nei “piani alti”, senza offesa per nessuno. E una delle tante nostre peculiari caratteristiche, dovuta alla nostra eccezionale mente emulatrice, elaborativa, creativa e pianificatrice all’infinito, è che sin da piccolissimi assimiliamo come una spugna l’ambiente che ci circondano, pertanto se questo è subdolo, egocentrico, arrivista, ingordo, individualista, accidioso, cinico, sprezzante, asociale, ingannatore, dissimulatore, predone, corrotto, violento, criminale e mafioso (l’Italia degli ultimi decenni), ma così ottenendo, specialmente facile, anche successo, soldi, potere e sesso, si finisce con lo slatentizza in molti, soprattutto se anche un po’ in modo connaturato predisposti, l’atavico primate che siamo, sicché l’essere umano nel tempo regredisce e senza distinzioni di classe, livello, genere, ecc. Ci sono interviste sulla rete di diversi anni addietro sul bullismo femminile. Ci sono blog (quando ancora non c’era Fb) in cui ancora si leggono le storie di ragazze bullizzate da loro coetanee. Ci sono insegnanti e presidi che negli anni scorsi hanno vanamente lanciano questo allarme (e pure per altre situazioni sotto gli occhi di chi può e vuole vedere, tranne il nostro indolente Stato). Ci sono stati anche giornalisti che se ne sono occupati. In particolare un’inchiesta di alcuni anni addietro di una televisione nazionale privata si occupò proprio del bullismo a Catania tra ragazze. Tuttavia, come molto altro che riguarda i nostri ragazzi e da generazioni (tanto che gli adulti stessi siamo spesso dei ragazzi solo più cresciuti e mai maturati) non sembra fregare sostanzialmente (politicamente) nulla, se non quando ci sono propagande e passerelle personali o di partito, oppure movimento, o ancora di associazioni soprattutto nazionali e globali con occasionali e temporanee manifestazioni, dibattiti, convegni, anche spesso accompagnate da contributi per organizzarli. Poi, finito l’evento (o le elezioni), avute le foto, le interviste, i titoli di giornale e qualche remunerazione, titolo, incarico o nomina, cala come sempre e come al solito, il “crepuscolo” in questa teatrante Italia (e specialmente Sicilia).
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