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APOLI 42, Juve 40. Sono passate venti giornate: hanno emarginato club dalla gestione impossibile, Roma e Milan. Sembra fuori l’Inter, altro club che brucia milioni. Per lo scudetto corre una strana coppia: il Napoli e la Juve, partiti tutt’e due in ritardo, ora con risultati costanti, ma diversi. Due primati portano ad una realtà inedita: il miglior cannoniere è un bomber argentino che scopre continuità e splendori dopo chiaroscuri in Spagna in Italia attraverso una condizione rincorsa e finora mai raggiunta, una felicità pari all’ambizione. La migliore squadra è la stessa che ha offerto il gioco più spettacolare e coinvolgente, al punto da riconquistare un pubblico deluso e distante. Personaggio chiave di questa rivoluzione è Maurizio Sarri, un toscano caparbio e introverso che diventa anche leader di un’onda anomala, l’inattesa avanzata di Sousa con la Fiorentina, Giampaolo proprio con il suo Empoli, Di Francesco con il Sassuolo che sabato sera ha partecipato ad una grande serata di calcio, allineandosi alla modernità del Napoli: studio, sacrificio, coraggio. Resiste solo la Juventus, che riemerge con una travolgente rimonta: la sostengono l’esperienza di quattro scudetti, una società lungimirante, strutture rodate e spesso buone stelle, come ieri. Ha incrociato una Udinese stralunata o remissiva, svogliata o terrorizzata, con una difesa che sembrava preoccupata di schivare un Frecciarossa che piomba ad un casello incostudito. Lo strapotere della Juve è stato in campo pari allo sconcerto dell’allenatore Colantuono, atterrito dagli errori del portiere e da giocatori schierato male in area di rigore. Una Juve tuttavia poderosa, con Dybala che ha già archiviato Tevez, con una impostazione che supera gli schemi efficienti ma un po’ antiquati gestiti da Pirlo, un furore agonistico che ancora richiama però rimpiange quello di Vidal. In questo confronto il Napoli appare miglior ambasciatore del calcio europeo. Ritmico e velocemente ripetitivo, elegante e fulmineo richiama alcuni concetti del barcellona. La Juve ribatte in questa prospettiva scudetto con una fisicità da Bundesliga, è una filiale di calcio tedesca, non prima di talenti. Dybala in avanti, Pogba motore di lusso del centrocampo. In un confronto ravvicinato il Napoli prevale per il suo futurismo tattico. Se quella della Juve quasi sempre a tre è difesa collaudata, Sarri vanta qualcosa di diverso e più innovativo. La coralità dell’intervento: i difensori seguono la palla e non l’uomo, anticipò l’allenatore in Trentino, ma non apparve chiaro il concetto. Visto il Napoli, ora è evidente la svolta: sul giocatore rivale che porta palla si eleva una gabbia che lo circonda. La supera chi ha agilità e tecnica, come Sansone l’altra sera. Non solo: il rinvio è sempre corto con un mediano o una punta che ritorna per collaborare. Nascono così azioni da 12-14 passaggi come il secondo gol di Higuain al Sassuolo. Automatismi che la catena di sinistra esalta: Ghoulam, Hamsik e Insigne sono una fabbrica di gol ed emozioni. La catena di destra non è da meno perché integra l’opera. Si occupa della fase difensiva e con Callejon collabora nel controlato alla conclusione, come nel primo gol di sabato. La Juve ha più ricambi. Un limite: ma il mercato concede due settimane. Non grandi acquisti, ma quelli giusti.
Antonio Corbo-La Repubblica
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