I rigassificatori attualmente attivi si trovano a Panigaglia, in provincia di La Spezia, a Livorno e a Porto Viro, in provincia di Rovigo. La struttura di Panigaglia è la prima mai realizzata in Italia ed è di proprietà di Snam. #PIOMBINO #LNG #GAS #rigasificatori #21agosto
Quanti sono i rigassificatori in Italia?
I rigassificatori in Italia sono tre, di tre tipologie differenti: a Panigaglia, al largo di Porto Viro e di fronte Livorno. Poi c’è quello di Piombino, su cui il governo ha stretto un accordo per i prossimi tre anni
Con l’ingresso in campagna elettorale di quello di Piombino, i rigassificatori sono ufficialmente entrati nei discorsi dell’opinione pubblica. Con l’inflazione e la crisi energetica in corso, infatti, la questione dei rigassificatori è diventata centrale.
Quello di Piombino non è ancora stato avviato, e infatti il tema di discussione è tra chi è favorevole e chi contro.
Il PD, per esempio, è contrario, mentre Azione è favorevole. Invece il sindaco di Piombino, Francesco Ferrari (di Fratelli d’Italia), è contrario. Nel frattempo, però, a metà luglio, sono già stati raggiunti accordi tra gli enti locali e le aziende gestori.
Ma quanti sono e come funzionano i rigassificatori italiani?
In Italia ne sono in funzione attualmente tre, di tre tipologie diverse, cioè le tre varianti in uso in tutto il mondo.
Il più grande dei tre è un impianto offshore al largo di Porto Viro, in provincia di Rovigo.
È il GNL Adriatico, con una produzione annua di 8 miliardi di metri cubi di gas, gestito in joint da ExxonMobil (col 70 per cento delle quote). da Qatar Petroleum (23%) e Snam (7%).
Il più vecchio risale agli anni Settanta, è di tipo onshore, costiero, e si trova a Panigaglia, in provincia di La Spezia.
Ha una produzione annuale di 3,5 miliardi di metri cubi ed è gestito da Snam.
Infine, il terzo rigassificatore è un floating storage regasification unit (FSRU), una grande nave con una capacità annuale di 3,7 miliardi di metri cubi. Si trova nel Tirreno, al largo tra Livorno e Pisa.
È gestito da Snam (con una quota del 49%), First Sentier Investors (48%) e Golar LNG.
Tutti e tre fanno la stessa cosa: portano il gas naturale liquefatto (a -162 gradi celsius e a una pressione vicina a quella atmosferica) allo stato gassoso, tramite un sistema di riscaldamento all’interno di un vaporizzatore.
Il gas liquefatto passa attraverso dei tubi subacquei diretto a una pompa di vaporizzazione, prima di essere pronto per essere distribuito negli edifici.
Il progetto di rigassificatore per Piombino è di quest’ultima tipologia, un rigassificatore galleggiante da 5 miliardi metri cubi annuali di capacità e dovrebbe essere gestito da Snam che ha già acquistato la cisterniera dedicata, Golar Tundra, costruita nel 2015 e presa in consegna dopo l’acquisizione da parte di Snam del capitale sociale del proprietario, Golar LNG NB 13, il cui unico asset era questa nave.
Ha una capacità di stoccaggio di 170 mila metri cubi. A metà luglio è stato raggiunto un accordo tra il ministero della Transizione ecologica e la Regione Toscana per l’installazione della nave con tre anni di operatività in banchina, per poi essere spostato al largo.
Dovrebbe garantire almeno il 6 per cento del fabbisogno nazionale e portare la capacità di rigassificazione italiana al 25 per cento della domanda.
Quanti sono i rigassificatori in Italia? / Terza pagina
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