In Italia, le ferite aperte dalla crisi economica, non si potranno facilmente rimarginare, ci vorrebbero milioni di punti di sutura, perche’ si possa tornare alla normalita’
Nel corso di un decennio, tante sono state le vittime della lunga crisi economica, se prima si poteva fare una distinzione fra Nord e Sud, oggi ci si rende conto che le distanze si sono accorciate, e’ comune il calvario di milioni di cittadini.
In Lombardia si e’ avuto un aumento delle richieste di sussidi economici in maniera esponenziale (+ 118% dal 2008). Il 60% delle persone assistite sono extracomunitari, il 40% di nazionalita’ italiana.
Questi dati devono far riflettere i nostri governanti, esultare per i risultati positivi ottenuti in questi ultimi 3 mesi sono solo l’apice di un miglioramento economico, non danno l’esatta dimensione di una crisi che ancora morde milioni di nostri concittadini.
Gli immigrati sono in genere persone giovani, tra gli italiani prevalgono le persone anziane.
Dalla lettura del XVI Rapporto Poverta’ della Caritas Ambrosiana, 80 mila persone in maggioranza di nazionalita’ italiana, intrappolate dalla poverta’, hanno bussato alle porte dei 370 Centri di ascolto diffusi tra Milano, Varese, Monza e Lecco.
Se si dovessero sommare tutte le Regioni in cui questo problema esiste, i numeri negativi sarebbero stratosferici, nel nostro paese il 20% degli abitanti vive dignitosamente, il 10% vive alla grande, il resto sopravvive di stenti.
Siamo in pieno periodo elettorale, ognuno cerca di portare piu’ acqua possibile al proprio mulino, i “numeri” sono in contrasto da quanto viene affermato dai nostri governanti; che la crisi e’ superata, che l’Italia sta vivendo un periodo di benessere, che e’ la 1a volta che la disoccupazione e’ scesa dall’inizio della crisi, che siamo sulla strada giusta.
Ciliegina sulla torta : il Pil sale, il nostro debito pubblico scendera’ di sicuro, l’Italia ritornera’ ad essere competitiva sia dal punto di vista lavorativo che da quello pensionistico.
Per rendersi conto di un futuro che non c’e’ basta recarsi dal proprio consulente del lavoro per capire dati in mano che le pensioni di vecchiaia saranno solo un ricordo.
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