I CC di Messina, Taormina e Giardini Naxos, hanno eseguito gli arresti di 2 uomini e 3 donne, di origine cinese, per sfruttamento della prostituzione.
Nel corso della notte, i Carabinieri del Comando Provinciale di Messina hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Messina, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 5 persone di origine cinese, ritenute responsabili – a vario titolo – dei reati di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento ed allo sfruttamento della prostituzione.
Il provvedimento cautelare si basa sulle risultanze acquisite dal Nucleo Operativo della Compagnia di Taormina, nel corso di un’indagine concernente alcuni centri estetici ubicati nei comuni di Messina e Giardini Naxos. L’indagine scaturisce dall’attività di controllo del territorio messa in atto dai militari della Stazione Carabinieri di Giardini Naxos che, nel corso del servizio d’istituto, si erano insospettiti dall’anomala frequentazione del centro estetico denominato “Centro Benessere Summer” gestito da cittadini di origine cinese, ove si riscontrava la presenza di una clientela esclusivamente di sesso maschile, mentre le dipendenti erano solo di sesso femminile. Il centro estetico aveva peraltro un sito, ove erano presenti foto di giovani donne orientali riprese in abbigliamento intimo.
La conferma di quanto sospettato si aveva a seguito di un controllo effettuato nei confronti di un cliente fermato all’uscita del centro estetico, il quale riferiva di avere appreso dell’esistenza del centro massaggi su internet e che, dopo essersi recato sul luogo, era stato accolto da una ragazza di origini orientali che gli aveva proposto un massaggio specificando che con un supplemento di prezzo avrebbe potuto usufruire di una prestazione sessuale.
L’indagine sviluppata dal Nucleo Operativo della Compagnia di Taormina, sia attraverso attività tecniche sia con metodi tradizionali ha consentito di accertare l’esistenza di una vera e propria organizzazione criminale composta da cittadini di origine cinese che, oltre al centro estetico ubicato a Giardini Naxos, gestiva altri due centri massaggi nel centro della città di Messina, ove venivano fatte prostituire delle giovani ragazze orientali. I clienti, dietro il pagamento di un supplemento, a seconda se fossero clienti abituali o non, potevano ricevere anche prestazioni sessuali.
In carcere sono finiti due uomini, X. L. di 42 anni e H. Z. Di 44 anni, e tre donne, J. H. 39 anni, X. L. 50 anni e S.C. 31 anni (le generalità non sono state rese note dall’Arma trattandosi di reati di genere), responsabili – a vario titolo – dei reati di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento ed allo sfruttamento della prostituzione.
L’associazione era gestita dai due uomini, entrambi di origine cinese, che sebbene non fossero formalmente gli intestatari dei centri massaggi, di fatto li gestivano. Erano loro a preoccuparsi di reclutare giovani ragazze cinesi che venivano assunte come massaggiatrici e poi fatte prostituire all’interno di tali centri, allettate dalla promessa di una paga mensile fissa a cui si aggiungeva una minima parte del ricavo delle singole prestazioni. Allo stesso tempo i due predetti, si preoccupavano anche di pubblicizzare l’attività dei centri, inserendo sui siti internet degli annunci pubblicitari dal tenore inequivoco, proprio per attrarre quanti più clienti possibile.
Le tre donne, anch’esse di origine cinese, si occupavano della gestione quotidiana dei centri estetici, organizzando il lavoro delle massaggiatrici reclutate dai capi e istruendole sul comportamento da tenere per eludere eventuali indagini delle Forze dell’Ordine. Le tre donne si occupavano di curare i rapporti con i clienti fissando gli appuntamenti, stabilendo le tariffe e riscuotendo i pagamenti, il tutto utilizzando un linguaggio convenzionale al fine di eludere eventuali intercettazioni.
Al fine di mantenere elevati i ricavi, alle ragazze venivano imposti rigidi turni di ferie e in caso di mancato rispetto delle “regole” di comportamento, che potevano mettere a repentaglio l’anonimato dell’organizzazione, venivano immediatamente rimpiazzate con altre connazionali prontamente reclutate. Dalle risultanze investigative è emerso che ciascun centro gestito dal sodalizio poteva contare su un gran numero di clienti, abituali e non, che garantivano un introito mensile di circa 8.000 euro.
Alcuni nostri articoli sullo sfruttamento della prostituzione:
“6 Maggio 2019 In crescendo i casi di HIV in Sicilia rispetto alla Nazione. Si normi la prostituzione”,
“12 Febbraio 2019 La Lega presenta un disegno di legge per regolamentare la prostituzione”,
“23 Aprile 2019 Feste hard in cambio di voti, due condanne”,
“6 Febbraio 2020 Prostituzione: arresti ad Agrigento e Messina (in Germania)”,
“28 Febbraio 2020 I figli d’arte della mafia arrestati”, “ 5 Marzo 2020 Coronavirus e prostituzione. Il DPCM per il contrasto al contagio”,
“30 Maggio 2020 A Trapani la Polizia di Stato ha sequestrato una casa di prostituzione”,
“18 Luglio 2020 Nel ragusano una prostituta affittuaria è risultata positiva. Si cercano i clienti”,
“29 Agosto 202 Due sorelle nigeriane arrestate per stalking e favoreggiamento della prostituzione”,
“19 Luglio 2020 Due persone denunciate per favoreggiamento della prostituzione”,
“9 Ottobre 2020 Chiusa una casa d’appuntamento attiva in pieno Covid-19”,
“14 Gennaio 2021 Prostituzione di modelle anche minorenni ‘iniziate’ a Palermo”.
L’Opinione.
Da queste pagine e maggiormente con l’inizio della pandemia, si è più volte segnalato attraverso parecchi articoli che la prostituzione nell’Isola (come anche leggiamo accade in Italia e qualche volta gestita persino da avvocati “21 Ottobre 2020 Bari, 5 avvocati in un’organizzazione di falsi incidenti, prostituzione e riciclaggio”) persiste regolarmente ovunque senza che vi siano sufficienti controlli al fine, neanche quando ci si è ritrovati in pieno lock down o crescita di contagi e morti da coronavirus.
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La fila” dei clienti: nonni, padri e figli, anche in questo drammatico periodo da coronavirus, è stata ininterrotta e sotto gli occhi di chi doveva, ma non poteva o non voleva vedere, ovverosia le “Alte e Medie Istituzioni” di questo (ipocrita) Stato italiano. Per i nostri articoli abbiamo persino ricevuto improperi da trasversali ideologizzati o benpensanti, i quali, a seconda della propria estrazione, interpretano a modo proprio ogni scritto scatenandosi anche in offese e scherni a prescindere.
Le case d’appuntamento sono risaputamente gestite dalla criminalità organizzata, oppure (“in concessione della mafia”) dalla delinquenza locale, o anche (pagando il pizzo) in “franchising” da (quasi) comuni cittadini italiani o stranieri. E sono dappertutto. Come anche la droga, pure la prostituzione è notoriamente uno dei principali affari delle mafie che così, anche implicitamente, penetrano e si ingraziano, in cambio di piacere sessuale gratuito, gli scranni alti e fino all’ultimo sgabello del sistema pubblico-politico e cosiddetta società, professionale e civile (a detta di tanti, molti viaggi all’estero con i soldi dei contribuenti finiscono in raffinati “centri di massaggio” d’alto bordo).
Si ribadisce pertanto che una Nazione cosiddetta occidentale, civile, repubblicana e democratica, come l’Italia, dovrebbe avere l’attenzione intellettuale di guardarsi la propria opaca realtà e quindi, nella fattispecie, regolarizzare la prostituzione (femminile e maschile) anche d’importazione (come pure la cannabis cosiddetta droga leggera), togliendola dal mondo grigio se non anche oscuro della criminalità organizzata, da quello di delinquenti e usurai locali senza scrupoli, da maitresse sfruttatrici, da politici papponi, indifferentemente che siano italiani o stranieri. Ma senza perseguitare le prostitute/i, come vorrebbero i facili moralisti e integralisti, oppure voltandosi altrove o eludendo con retoriche e sermoni che fino adesso si sono unicamente rivelati inconcludenti annose oratorie, bensì regolarizzando la prostituzione con leggi moderne, civili, chiare, serie, severe , sanitarie e fiscali, salvaguardando chi legittimamente vuole svolgere il mestiere, come pure tutelando coloro che altrettanto legittimamente non vogliono la prostituzione sotto casa, nei condomini o prossimo alle scuole e lungo le strade cittadine.