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Procura sui Cesaro: “Nessuna giustizia ad orologeria”, finiti nel mirino anche esponenti comunali di Marano

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Risvolti indagine Cesaro: dalla Procura c’è fretta di non far prescrivere il reato, nella bufera anche personalità di Marano.

span style="font-family: georgia,palatino,serif;font-size: 16px">Dalla Procura di Napoli arrivano le rivelazioni sul caso del “voto di scambio” che ha visto coinvolti una serie di nomi importanti della politica di Fi, tra cui  Armando Cesaro figlio del parlamentare Luigi e nipote di Aniello e Raffaele nonchè della consigliera regionale Flora Beneduce.  Come riportato dal Mattino: “L’indagine ha travolto imprenditori in cerca di appalti, medici in cerca di un contratto a tempo indeterminato, una serie di dipendenti pubblici e persino un’impiegata dell’«Armena Sviluppo Spa», la chiacchierata società «in house» sotto il controllo della neonata Città metropolitana con 415 dipendenti. Non si tratta di ‘giustizia ad orologeria’ ma “la fretta era dovuta solo alla necessità di non far prescrivere il reato entro i sette anni che separano i fatti contestati (2015) dal giudizio in Cassazione.
Se ci sarà il rinvio a giudizio, facendo bene i calcoli, il processo dovrà superare il primo grado, l’appello e poi la Cassazione entro il 2022. Un miraggio, conoscendo i tempi della giustizia penale. Ma tutto è possibile”. (Fonte: Il Mattino). 

Finiti nel mirino delle indagini anche personalità comunali di Napoli:  tra queste l’ex sindaco Angelo Liccardo, il dirigente dell’area amministrativa Luigi De Biase, la responsabile del settore avvocatura Tiziana Di Grezia, l’ex assessore provinciale forzista Antonio Di Guida, detenuto nell’ambito dello scandalo Pip, l’ex consigliere comunale di Marano Eduardo Pellecchia, l’ex assessore comunale di Marano Salvatore De Stefano, e due vigili urbani di Marano, Gennaro Marchesano e Raffaele Di Bonito.

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