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Primo sì alla riforma elettorale: la Camera dice sì al Rosatellum bis

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a riforma elettorale ottiene il primo sì alla Camera e Grillo reagisce chiedendo agli italiani di “alzare la testa”: “Ribellatevi”. In aula alla Camera la riforma è passata con 375 voti favorevoli e 215 contrari: mancano 50 voti alla maggioranza ma i franchi tiratori hanno avuto un impatto minimo.

Legge elettorale, la Camera dice sì al Rosatellum bis

Il via libera a scrutinio segreto con 375 sì e 215 no, il provvedimento passa ora all’esame del Senato

L’aula della Camera dà il via libera, con scrutinio segreto, al Rosatellum bis con 375 sì, 215 no. Il provvedimento ora passa all’esame del Senato. La legge elettorale è stata sostenuta da Partito democratico, Forza Italia, Lega e Alternativa popolare. Contrari Mdp, Sinistra Italiana- Possibile e M5S.

L’aula della Camera si trasforma subito dopo il via libera al Rosatellum. Da tesa e silenziosa si divide a metà: esultanza nei banchi del Pd e palese delusione dalle parti della sinistra e del Movimento 5 Stelle. Dopo aver applaudito a lungo, il capogruppo Ettore Rosato che a questa riforma ha dato il suo nome, i Dem si sono alzati in piedi battendo le mani e gridando di esultanza. Sguardi bassi e nessun commento soprattutto tra i 5 Stelle, alcuni dei quali restano seduti al proprio posto mentre l’emiciclo comincia a svuotarsi. Capannelli tra i Dem che si fanno i complimenti a vicenda e vanno ad abbracciare Rosato che resta in piedi vicino al suo scranno sorridente come non mai.

Il Rosatellum bis, sulla base delle dichiarazioni di voto finali fatte dai gruppi parlamentari, poteva contare su una maggioranza di 450 voti. Ha incassato invece 375 sì. Il che vuol dire che, sempre sulla carta e tenendo conto delle assenze giustificate, dello scrutinio segreto e dei voti non favorevoli dati dai `dissidenti´ interni, sono venuti a mancare 75 voti. Il fronte del `no´ alla legge elettorale, sempre sulla carta, poteva contare su 164 voti. I voti contrari sono stati 215, quindi gli oppositori della riforma hanno `guadagnato´ almeno 50 voti.

L’ipotesi della fiducia al Senato  

Ieri la Camera aveva approvato i primi due articoli su cui il governo aveva messo la fiducia; la maggioranza che sostiene il governo ha votato sì, mentre Lega Nord e Forza Italia si sono astenuti. La legge passerà poi all’esame del Senato, dove per non correre rischi la maggioranza pensa di porre la fiducia anche in Senato. Anche a Palazzo Madama, infatti, esiste la possibilità di dover votare alcuni emendamenti a scrutinio segreto (come ad esempio quelli che riguardano le minoranze linguistiche, sulle quali è già «caduto» a giugno il Tedesco) e l’idea è quella di fare in fretta e non correre rischi, magari iniziando l’esame già a partire dal prossimo 24 ottobre, prima dell’arrivo della manovra.

Le critiche dell’ex capo dello Stato 

A premere perché invece la legge cambi è il presidente della Repubblica emerito, e senatore a vita, Giorgio Napolitano secondo il quale la fiducia ha rappresentato uno «strappo».

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