La Regione Sicilia ha stabilito i confini delle due Zes fissate dal Governo nazionale per l’Isola. Ma la crisi politica statale in corso potrebbe vanificare.
Si chiamano “zone economiche speciali”, Zes. Tradotto significa: dare vantaggi fiscali alle imprese che si trovano in queste aree per stimolare l’economia e attrarre nuovi capitali . Sono state introdotte da una legge nazionale, due anni fa, che ha fissato per la Sicilia un tetto da 5580 ettari.
Ora, la Regione ha fissato dove far ricadere queste Zes mentre una quota dell’9% di questa superficie sarà messa a bando e attribuita ai progetti dei Comuni che parteciperanno. Tutto sarà trasmesso a Roma entro il 25 settembre per le norme attuative, crisi di governo permettendo.
Solo alcune tipologie d’imprese potranno però beneficiarne: industria, logistica e servizi. Avranno la possibilità di godere di un credito d’imposta per gli investimenti effettuati, ma anche semplificazioni normative e sgravi fiscali legati al lavoro.
Tutto parte dai due porti ritenuti più adatti a livello europeo: quelli di Termini Imerese e di Augusta. Ma ci sono anche gli altri porti siciliani, le principali aree industriali anche nelle zone interne.
Secondo gli uffici statistici, questo porterebbe soprattutto a un incremento dell’export con un +0,6% sul Pil, e la creazione di 6mila posti di lavoro.
La nota dolente e non è di secondo piano sono le esigue risorse stanziate: 50 milioni di euro su 3 anni per la Sicilia “Non ci facciamo illusioni, speriamo in un incremento, ma è importante esserci” ha detto il presidente della Regione Nello Musumeci.
“E’ stato un lavoro particolarmente articolato e complesso, tengo a precisare che il nostro governo sulla realizzazione delle Zes (zone economiche speciali) è partito completamente da zero, ma per noi era molto importante allineare la Sicilia alle altre regioni del Sud che hanno già proceduto con le delimitazioni delle aree”. Lo ha detto il presidente Nello Musumeci in conferenza stampa a Palazzo d’Orleans, dove ha presentato la istituzione e la delimitazione delle aree delle due Zes, una per la Sicilia occidentale e una per quella orientale, dopo l’approvazione del provvedimento da parte della giunta di governo. Presenti gli assessori all’Economia Gaetano Armao, alle Infrastrutture Marco Falcone, alle Attività produttive Mimmo Turano, all’Agricoltura Edy Bandiera, al Territorio Toto Cordaro.
“Il numero delle Zes – ha spiegato Musumeci – corrisponde a quello delle autorità portuali, quindi, due. La terza autorità portuale quella di Messina è stata oggetto di confronto con il governo nazionale, al quale abbiamo proposto una autorità portuale aggregata a quella di Reggio Calabria, quindi una unica autorità portuale dello Stretto, per la specificità. La Sicilia – ha sottolineato il governatore – ha a disposizione 5.580 ettari di terreno entro i quali far ricadere le aziende già esistenti e quelle che vorranno investire nel futuro. Le caratteristiche essenziali dell’aree individuate sono la presenza di un porto, di un retro-porto e di una consolidata tradizione industriale”.
Musumeci ha aggiunto che con le Zes si rendono «vantaggiosi gli investimenti in Sicilia attraverso il credito d’imposta per investimenti, sgravi fiscali, agevolazioni sul lavoro, ammortamenti per le aziende. In tre anni per il Mezzogiorno sono disponibili 250 milioni di euro per agevolazioni e 50 dovrebbero essere destinati alla Sicilia”.
«Abbiamo lasciato quasi l’8,5% dei 5.580 ettari individuati a bando – ha spiegato – in modo che così ogni comune potrà dire quali sono le proprie esigenze e presentare un progetto poi sarà fatta una graduatoria. I comuni avranno 30 giorni di tempo per rispondere, in modo di arrivare al 25 settembre puntuali con la data fissata dal ministro Barbara Lezzi.
“Certo – ha sottolineato Musumeci – siamo preoccupati per le sorti del governo, perché secondo le dichiarazioni del ministro per il Sud Lezzi il 25 settembre si sarebbero sbloccate le agevolazioni, ma se ci fosse crisi di governo può far slittare la data. Per parte nostra ci auguriamo che arrivino nuovi investitori e quelli che già operano in Sicilia possano consolidare la loro presenza con nuovi investimenti e nuove assunzioni”.
Nell’immagine di copertina il porto di Augusta nella Sicilia orientale individuato tra le ZES quale porto principale a livello europeo.
L’opinione.
L
’apertura della crisi politica in corso nel Governo nazionale comincia a produrre i suoi effetti negativi, guarda caso come sempre e come al solito, verso ogni programma e quindi speranza di trasparente sviluppo e regolare occupazione per il Sud, particolarmente per la Sicilia. Di tutta evidenza infatti, tranne per chi non può o non vuole vedere, sono ormai almeno due decenni che per oscuri e discriminatori motivi, va avanti così, sicché l’unica cosa che aumenta ma in negativo è l’emigrazione nel Meridione e particolarmente nell’Isola, specialmente quella giovanile, con circa duecentomila siciliani (fonte Censis- istituto di ricerca socio-economica italiano) quasi l’intera città di Messina, partiti per il nord Italia o all’estero.
Adduso Sebastiano
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