span style="font-family: Lora, serif; font-size: 23.998px;">Prima di lasciarsi cadere dal secondo piano della sua abitazione a Pordenone, ha scritto anche ai genitori, per scusarsi del gesto e ai soccorritori dice: «Avevo paura di urlare al mondo i miei timori». Poi, in una lettera ai compagni di classe, scrive: «Aete visto cosa mi avete costretto a vafre? Ora sarete contenti!»
PORDENONE, 18 GEN – “Non c’era alcun segnale che lasciasse presagire quanto accaduto, siamo sconvolti”. Sono le parole della dirigente della scuola media di Pordenone frequentata dalla ragazzina che stamani si è lanciata nel vuoto.
“Mai, né durante i Consigli di classe, né in situazioni più informali – ha aggiunto – era emerso disagio di alcun tipo, e men che meno episodi di presunto bullismo. La ragazzina ha sempre frequentato con profitto anche se con una certa discontinuità” (ndr: discontinuità ora spiegata dalle parole della ragazza: “Non ce la facevo a rientrare a scuola”).
La preside ha voluto incontrare personalmente gli studenti e compagni della ragazzina, prima dell’uscita di scuola, informandoli di quanto accaduto.
“Questa scuola si è sempre distinta per l’opera e i progetti di prevenzione di fenomeni di bullismo e dispersione scolastica”: lo ha affermato la presidente del Consiglio di istituto. “Nessuno sa ancora quali siano le reali motivazioni che hanno spinto a questo gesto terribile – ha aggiunto – e pertanto questo deve essere solo il tempo della riflessione e del silenzio”
La ragazzina ora è ricoverata all’ospedale di Udine, le sue condizioni non sono gravi.
Intanto l’episodio ha riaperto il dibattito su un problema tanto importante quanto spesso sottovalutato.
Tanti i commenti dal mondo della politica, tra cui quello del presidente del Senato, Pietro Grasso: «è soprattutto a scuola che dobbiamo creare una rete di protezione verso i ragazzi e le ragazze più fragili», scrive su Facebook, dicendosi convinto che «un contributo per combattere il fenomeno del bullismo, piccolo ma comunque rilevante, lo può dare anche il Parlamento».
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