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Pompei, Scavi Archeologici: ecco il terzo “scarrafone” del Prof. Avvisati

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Pompei, Scavi Archeologici: ecco il terzo “scarrafone” del Prof. Avvisati

Pompei, ecco pronto il terzo “scarrafone” del Prof. Avvisati. Come si legge sulla pagina ufficiale di Avvisati “Puntualissimo ecco un nuovo “scarrafone” (anche se questa volta non si tratta di un graffito ma di un titolo musivo) latino – napoletano che il Parco Archeologico di Pompei ha postato sulla sua pagina social. Il progetto, sostenuto dal Direttore generale del Parco, professor Massimo Osanna, punta a evidenziare quanta arguzia latina si ritrovi ancora dopo duemila anni nel dialetto napoletano, così come mostra il “”salutammo guarà” (che in latino è “Salve lucrum”) che il commerciante pompeiano aveva fatto scrivere sull’ingresso della sua casa. A dimostrazione che quando in una casa entra il “guadagno” esso è sempre il benvenuto.
L’appuntamento è per il prossimo scarrafone che, sono certo, come quelli che lo hanno preceduto metterà in moto curiosità e immaginazione. Condividete e date il vostro “like” sul post del Parco archeologico.  E questo, “Vale”! Ovvero “stateve buono”, come si direbbe oggi.”

Sulla pagina ufficiale del sito archeologico si può ritrovare tutta la spiegazione, che di seguito riportiamo: “Salutammo, guarà! Il “Salve” che sta scritto sul pavimento con tessere musive bianche è seguito dalla parola “Lucrum”. Dunque, il proprietario dell’abitazione, Vedio Sirico, della famiglia dei Vedi, certamente ricco, e forse commerciante, invece di rivolgere il rituale saluto all’ospite che entrava nella sua domus ecco che saluta… chi? Il guadagno. Volendo certamente indicare che tutto quanto serviva a far entrare soldi nella casa, era il benvenuto. E, lo fa non in maniera ampollosa ma in modo umile e micragnoso, puntando a risparmiare qualche soldarello anche nella scrittura: le tessere musive più grandi costavano sicuramente qualche asse in più. Ed ecco allora che il rispettoso “salve lucrum” della soglia, quasi non si vede, tanto sono piccole le tessere di marmo che vanno a costituire le lettere. Da vero commerciante sparagnino.”

 


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